le Poesie
VERSI PER GAZA
La poesia testimonia la storia
Versi per Gaza
Antologia
a cura di
Caterina De Nardi
Eleonora Bellini
Ho scritto su una nuvola:
abbasso la censura -
Ed essi hanno sequestrato il cielo
Mueen Bsyso (1936-1984),
poeta palestinese dell'esilio
PRESENTAZIONE
di
ELEONORA BELLINI
Dinanzi a un genocidio così ferocemente programmato e con tanta tracotanza esibito com'è quello di Gaza e della Palestina tutta, non possiamo non chiederci a che cosa servano i nostri versi, le nostre voci, queste poesie e quanto possano farsi udire oltre il frastuono delle armi, il crollo dei palazzi, le urla di dolore e di paura. La poesia, in un mondo di profitti e capitali sempre più voraci e onnivori, può sopravvivere? Può farsi ascoltare? E, soprattutto, può sopravvivere e farsi ascoltare quando non diviene e non vuole divenire essa stessa merce ostentata sui banchi del potere e del profitto, che, nel nostro malato e sofferente mondo, sempre più coincidono? Con titubanza e pudore, con serena coscienza e un filo sottile di speranza credo che tutte e tutti noi, partecipi di questa antologia, possiamo rispondere di sì. La poesia è parola misurata ed essenziale, può coinvolgere pensieri ed emozioni, può perfino essere ricordata oltre il turbine delle incombenze quotidiane. La poesia per Gaza ancora di più, perché Gaza siamo noi, nell'immensa fragilità dei nostri corpi e nell'immensa resistenza dei nostri cuori.(...) Incipit
Eleonora Bellini 20 agosto 2025
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ANNA MARIA REGINA AINO
Piange Gaza
Ancora inaspettate stragi, ahimè!
Mille e mille vagiti
si son mutati in gemiti.
Piange Gaza!
Lo strazio, sgomentando si spande,
ha spaventato anche il mare.
Pare sprofondi sbigottito,
nell'abissale valle dell'Ade.
L'immensa distesa di caustico sale
ormai, pietrifica la sua marea,
un tempo reattiva e fremente
lambiva le sue sponde.
Una luce lunare ne rivela,
sinistra,
il gelido e cristallizzato proscenio, atono, stoico.
È mausoleo dell'indifferenza.
Ogni grembo di donna
è vuoto, spento,
rimbomba di funesto deserto.
Riesumati Erodi, a simiglianza di Numi dannati,
avvezzi allo scempio,
sono ritornati alla ribalta,
scellerati più di sempre
e, Potenti indisturbati,
nell'ecatombe di cuori di madri,
seminano massacri
in ogni landa dimenticata.
Gli Innocenti sono
i preferiti olocausti
da porgere sull'altare
della loro divinità: l'Arroganza.
Sì, prepotenza della personale codardia.
E c'è chi osserva lo spettacolo, quali Moai,
sordo pubblico, pagante
con il loro spettrale, apatico guardare lontano.
Ma siam tutti divenuti
sculture di quel caustico sale?!
Oh, tremenda e possibile sentenza, ardua sarà,
del futuro!
Infiniti cippi, obelischi
sono le effimere memorie dell'umana storia.
Perfino nelle giungle,
nelle selve, nei boschi
s'ode il pianto di dolore, di paura
di giaguari, leoni, tigri,
elefanti, orsi, lupi.
Un tam tam si propaga
e, terrorizzati cercano
tane sicure
per i loro cuccioli...
La ferocia umana, mai estinta,
da sempre inesorabile,
anche loro spaventa.
ANGULIMALA C. Q.
"non voglio scusare
chi ha il cemento sul cuore
ma credo che ognuno
getti a suo modo
cemento laddove
non può sostenere
un bambino che muore.
Io sono tra questi
che oggi ho deciso
di guardare due ore
ogni giorno l'orrore
ma capace non sono
di farlo ogni giorno
perché ogni giorno, lo so,
non reggerebbe il mio cuore.
E allora proviamo
anche noi compassione
per chi, di ogni fede,
sa che, impotente,
esiste l'orrore
e sceglie di amare
anche un piccolo fiore.
LIA AURIOSO
Per i bambini di Gaza
Era basso il cielo
l'altra sera
quando ho alzato gli occhi
ritirando il bucato
"Si avvicina"
ho pensato
"Sta finendo il mondo?*
Una folla di anime mortemi guarda muta dalle foto
boccioli senza fioritura
falciati dal male al potere
macerie e fame
aiuti negati ai bambini
La Storia non ci perdonerà
Piatto, abbrunato, il cielo
avrei voluto sfiorarlo
Quale oblio miavrebbe donato?
È solo aria impalpabile
azoto ossigeno...
a cosa aggrapparsi?
Non ci può salvare
Ho l'animo affaticato.
MARIELLA BALLA
Una scheggia impazzita
Addosso
Nooo la gamba non sento più la gamba
Il nulla il buio questo rumore
Ho paura
Aiutatemi
Apro gli occhi
Fumo tanto fumo
Grida bambini piangono
Chiamano la mamma
Qualcosa da mangiare
Datemi una minestra
Qualcosa
Qualcosa sotto i denti
Mio fratello
Dov'è mio fratello
Mio marito
I miei bambini
Sono disperata
Non trovo i miei bambini
E in bocca
Questo liquido dolciastro
Sangue
Una guerra ci arriva
Noi
Noi cosa c'entriamo noi
Nulla... nulla
Nulla c'entriamo noi
Aiutatemi
Ho paura
Cosa c'entriamo noi
ELEONORA BELLINI
La città preziosa
Nel quindicesimo secolo prima
di Cristo il faraone Tutmose III,
alto sul carro d'oro, fece di Gaza
la sua base oltre il deserto.
E fu propizia a lui Ghazzat,
la città preziosa, che conobbe Abramo
e Sansone e i Filistei e Salomone.
Alessandro il Grande, invece, con Gaza
fu crudele: assedio, vendetta,
donne e bambini venduti come schiavi.
(Barbarie antiche, mormorava il mio
professore già scampato
a Mauthausen: ironia di un vecchio
maestro memorabile).
Molte volte cadde
la città e molte ricostruì dalle rovine
cuori, palazzi, voci e speranze,
con pazienza antica.
Ora Gaza come giglio di mare nel tornado
cade straziata dalle bombe. Gli innocenti
bambini vittime di Erode muoiono
ancora, ancora e ancora. Le madri
li cullano stretti tra le braccia, cercano
un filo di fiato tra le labbra
e il loro amore sfida gli assassini.
Farina e fumo
L'occhio che dal cielo perlustra le macerie
di Gaza e fruga le vestigia della morte
non è l'occhio di Dio. È un'arma
potente, come lui perfetta in ogni cosa,
ma crudele e votata allo sterminio.
E io non so spiegare alla bambina
come mai crollano le case, il fuoco toglie
il respiro e perché in Palestina non c'è scampo
neppure per le bambole. Non so
trovare per la bimba un eufemismo,
né troncare il discorso. Non so dirle
nemmeno quanto pesa un sacco di farina
in braccio ad un bambino né quanto
veloce egli corra dalla mamma.
Ma so della bomba che entrambi
li colpisce e li trasforma in fumo.
Nube di fumo uguale
a quelle che nei lontani campi
salivano su per il camino.
Poesie inedite.
Borgo Ticino, giugno 2025
GABRIELLA BIANCO
I profumi di Gaza
Un tempo Gaza profumava di limoni, di arance e pomodori…
ora questa terra è un cumulo di macerie,
senza frutti e senza radici.
Un tempo vi era bellezza nel tramonto di Gaza,
e alimentava la speranza che arrivasse finalmente
l'alba della fine della guerra.
«Almeno abbiamo il mare» - dicevano gli abitanti e mentre lo sguardo si perdeva all'orizzonte, si allungavano sulla spiaggia,
immaginando un altro mondo aperto e accogliente.
La morte di Gaza
Ora che il passato si è sciolto nell'impotenza del presente,
nella sua indicibile sofferenza,
nel vuoto del prima e dell'ora fuggente,
l'oggi conserva di ieri solo gli echi e le ombre. Mentre l' incerto domani
scompare e l' attimo ha perso ogni suo senso, del futuro nessuno osa più
parlare.
Mentre sotterra i suoi figli, le lacrime della madre soffocano i suoi lamenti.
Nessuna voce viene a consolarla.
Ora che l'anima desidera solo il silenzio e anela la quiete, nell'umanità annientata, dalla distruzione niente si è salvato. In questo tempo di vendetta e di morte, chi troverà rifugio nella terra
santa oltraggiata e insanguinata?
Utopia invincibile
"Tutto quello che vediamo non è che un sogno
dentro un sogno". (Edgar Allan Poe).
Quando la notte cade,
sospinta da un'utopia invincibile,
per vivere e far vivere il proprio sogno,
là sulla costa,
la fragile barchetta sfida il destino e solca il mare.
Brucia il confine, brucia la frontiera.
Ognuno nel proprio sogno cerca la vita che non vive,
il pane che non mangia, i diritti che non ha.
In questo mare, vagano sogni, vagano creature,
ricercando la vita.
Oltre il confine,
c'è il sentimento della libertà.
Se vedessimo il mondo con gli occhi dell'altro,
lo faremmo vivere come creatura.
Senza nascondere l'assurdo che è nel mondo,
affrancati dall'appartenenza a un collettivo umano,
vivremmo nel nostro ed altrui sogno,
sciogliendo le barriere velenose.
Sognando noi e gli altri come ora non siamo,
nei corpi violati senza nome,
la dignità non può estinguersi con la morte.
Mentre l'alba s'accende, in un naufragio senza fine,
si spegne il sogno…
Vive chi tramanda il suo sogno…
TIZIANA BRA
Solo polvere
Prosa poetica
È rimasto poco altro, qui intorno.
Alzo lo sguardo. Cammino tra le macerie cercando il cielo.
È strano vederlo così: azzurro, limpido e pulito. Non ricordo più quanto tempo è passato dall'ultima volta in cui alzando gli occhi ho visto il colore del cielo. Ho paura a guardare in alto. Vedo sempre solo il fumo dei bombardamenti, nero, pesante, irrespirabile. Vedo i droni darci la caccia, schifosi uccelli d'acciaio senza anima.
E la polvere.
La polvere che si alza quando iniziano i crolli, la polvere in bocca e sugli occhi, la polvere sulle mani, sui piedi sempre scalzi, la polvere tra i capelli.
Erano neri, e lucidi, e folti. Erano lunghi. Amavo i miei capelli.
Li ho tagliati, nel campo è difficile lavarsi. È difficile tutto.
Qui c'era la mia casa. È vietato tornarci. È vietato camminare tra le macerie. È vietato allontanarsi dal campo. È vietato tutto.
Ma io voglio vedere. E cercare.
Voglio ritrovare qualche pezzo della mia vita. Quella di prima, quando il profumo di zagare saliva dalla terra sotto il sole di primavera. Quando l'oro verde delle olive frantumate riempiva gli orci di olio denso e brillante di luce, all'affacciarsi dell'autunno.
Sposto una pietra, e un'altra, e un'altra ancora. Lego un fazzoletto a coprire naso e bocca. La tosse, la notte, non mi lascia in pace.
Sono tante le pietre. Troppe. Forse sarà tutto inutile, forse dovrei rientrare, ritornare al calore dei corpi ammassati nelle tende, alla fila per le poche latrine, alle cucine improvvisate dove ogni giorno c'è sempre meno cibo da cucinare.
Sono scappata portando poche cose, non c'era tempo. E poco dopo è iniziato l'inferno.
Vorrei trovare un libro, un gioiello, un pettine. Qualcosa che mi riporti indietro.
Ma trovo solo polvere.
Mi fanno male le mani. Devo stare attenta a non ferirmi. Non ci sono più ospedali, medicine, sale operatorie. Quei pochi rimasti sono troppo lontani dal mio campo. E i medici sono sempre meno. Anche loro ormai carne da macello, massacrati negli ospedali assaltati e bombardati.
Da qualche mese non ho più il ciclo. Si ferma tutto, anche nel corpo.
Ho paura che si fermi anche il cuore. Mi accorgo di non sentire più. Mi alzo, mi vesto, lavoro nel campo, cammino, aiuto i bambini, dormo. E il giorno dopo ricomincio. Non aspetto più neanche la fine di tutto questo. Se ci sarà una fine.
Niente, non ci riesco. Non trovo nulla e non posso rimanere molto ancora.
Mi siedo su un pezzo di muretto ancora intero, la testa tra le mani. Non riesco a pensare di non portarmi niente di quello che era mio. Chiudo gli occhi, in cerca dei ricordi.
La cucina è piccola, ingombra di oggetti. Nella sala dove ci riuniamo i tappeti ricoprono il pavimento, colorati, vivi. Ci sono cuscini e una tenda che divide lo spazio del giorno dalla stanza dove dormo con le mie sorelle. La mamma arriva dalla cucina con il tè alla menta. È dolce, caldo, intenso. Ne bevo un sorso mentre con la mano cerco nel piattino la frutta secca che lo accompagna…
Apro gli occhi di colpo, qualcosa mi ha sfiorato una gamba. Oddio, un gattino... Si struscia, mi guarda e inizia a miagolare, piano piano, con una voce sottile e un po' roca.
"Ma da dove sbuchi tu? Vieni, vieni in braccio…" È sporco, magro e pieno di polvere.
Mi si accomoda in grembo e mentre lo accarezzo inizia a fare le fusa e si addormenta. È così piccolo. Ha il pelo morbido. Sento il calore sotto le mani, sento la sua vita, piccola e potente, sotto le dita.
Un fiume mi scorre improvviso dagli occhi. E piango. Tutte le lacrime che non ho pianto quando la mia vita è crollata insieme alle case del mio popolo, quando ho visto i corpi dei feriti e dei morti, quando ho ascoltato le urla dei bambini. Piango come non ho fatto quando ho seppellito mia madre e mio padre, e i miei amici, e i miei cugini. Piango di solitudine, di orrore, di malinconia, di rabbia. Piango, e ascolto sciogliersi il dolore, denso come cera di candela. Piango, e vorrei non smettere mai di farlo.
Tra poco sarà buio, è tempo di rientrare. Il gattino lo porto con me, nel campo. Lo metto nella borsa che mi ero portata a caccia di ricordi. Non ho trovato niente di passato, ho trovato questo piccolo, spelacchiato frammento di vita e di futuro.
Lo tengo con me per ricordarmi di vivere anch'io.
Per ricordarmi che non può essere eterno questo presente, che ci deve per forza essere un modo, una via per andare avanti.
E ci sarà, ci dovrà essere, un tempo di amore e profumo e vita e libertà.
Dal fiume al mare. Palestina
RENATO CASOLARO
Da Gaza
Il grido di dolore non si può sopportare,/ il grido di dolore non si può arginare,/
t'entra nelle orecchie fino alle trombe d'Eustachio, / ti dà fastidio come la pagliuzza nell'occhio. // Per combattere il grido di dolore / non serve chiudersi o voltarsi altrove. / Delle due l'una: o lo senti vicino / o non lo senti, e sei un aguzzino.
NADIA CAVALERA
Io non ho più sogni
(voce di un bambino di Gaza)
Io non ho più sogni.
Avevo un aquilone rosso,
volava sopra i tetti.
Ora non ci sono più tetti.
Mi chiamo ancora,
ma la voce non mi risponde.
La mamma diceva che la libertà era come l'aria.
Ora l'aria puzza di fumo,
e io non riesco a respirare.
Io non ho fatto niente. Non so cos'è un confine.
Non so perché il cielo mi cade addosso
ogni notte,
ogni giorno.
Non so chi ha deciso che io devo avere paura
mentre un altro bambino va a scuola tranquillo.
Le case qui non hanno più pareti,
i letti dormono per terra, i libri sono cenere.
Come tanti miei amici polverizzati in cammino.
Ma io sono ancora qui,
anche se nessuno mi guarda.
Ci chiamano "danni collaterali".
Ci dicono che è "difesa".
Ci spiegano che è "complicato".
Ma io non capisco.
Io avevo solo fame.
Io volevo solo giocare.
Se la libertà esiste perché non arriva anche qui?
Se c'è giustizia perché nessuno la porta?
Io non ho più lacrime.
Le ho lasciate sotto le pietre,
dove dorme mio fratello.
Non voglio più sentire le parole dei grandi.
Loro parlano
mentre noi ci dissolviamo.
Io sono un bambino, ma so già cos'è un genocidio.
È quando ti cancellano
e il mondo cambia canale.
Scrivetelo da qualche parte.
Scrivetelo col mio nome.
Io non ho più sogni.
Ma ho ancora voce.
Per quanto?
Poesia inedita
AMERICO CECCUCCI
Ad ogni pianto
E lacrima versata,
Per ogni canto e carezza arresa,
Figlio mio,
Muore l'uomo.
E muore chi in questa terra resta
E chi da lontano, fermo, sta a guardare*.
* La poesia, inedita, nasce dalla riflessione sulle conseguenze della guerra, non solo per chi la subisce direttamente ma anche per chi resta fermo, spettatore immobile di fronte alla tragedia.
LISETTA CERSOSIMO
Polvere da sparo e grano
La verità in bocca ai bugiardi
E allora la madre non sa se piangere o impazzire o reagire! E reagisce!
È difficile ma intende! Veloce come lepre non molla e si mette in gioco
Rotola come sasso tra le spighe falciate dalle bombe dai razzi dai missili
Nel campo graffiato e violato non trova che chicchi di grano soffritto
Chicchi per una dieta invariata e per una cottura senz'acqua o quasi
Da giorni non si vede più il tizio che a Gaza lanciava i sacchi di farina
Fatto inspiegabile! I viottoli del "cibo raccattato" sono una trappola mortale
Gli affamati e gli assetati - per un aiutino - si mettono in fila come scolaretti
Ma sì! È un'occasione speciale! Ammazziamoli questi morti di fame!
Per la miseria ladra, ammazziamoli questi mangiapane a tradimento!
È il fruscìo di foglie cadenti o il mormorìo di un ruscello che scorre lieto?
No! No! Sulla moltitudine colta di sorpresa micidiali cariche a mitraglia
In quel pigia pigia di indigenza rimonta il medesimo degradante panico
Divampa un delirio di fiammate e di cenere tra la calca avvilita e arresa
Teste e caviglie e stato di diritti stracciati e anime con un nodo alla gola
Spoglie ferme in terra nella loro porzione di spazio e di polvere da sparo
Attaccate alla pelle scottata le macchie di sangue dei feriti si solidificano
Col cinereo fumo più bollente del sole il decoro arriva al punto più basso
In quella macelleria umana a cielo aperto la madre raggiunge il figlio caro
Sono qui dentro, mamma! Ti vedo sfocata e scura, mamma!
Non riesco a muovermi! Dal buchino intravedo la luna nera!
Col polpastrello la madre percorre il viso del figlioletto
Gli carezza lo stomaco che geme come una centrifuga
Gli massaggia il cuore ma il piccolo cuore non funziona
Con la bocca sulla sua ne accoglie lentamente il respiro
Dolcemente il suo bimbo glielo porge per l'ultima volta
Ma chi per trenta denari spara sul bersaglio che tende la mano?
Non ho paura di morire! Non ho fatto nulla di male!
Tanto per la fame e per la sete neanche giocavo, mamma!
Ho solo otto anni e senza il gioco io non sono felice!
Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo
Se invece muore produce molto frutto
La pace parla
Voglio dirtelo … comandante in capo!
La Pace si alza … ritorna a sera … si addormenta con noi
La Pace ha la testa piena di cose da dire e di cose da fare
La Pace parla e conversa … ragiona e ripudia … ha fiducia
La Pace resta indipendentemente dalla vita o dalla morte
La Pace esiste e pensa … lotta colpo per colpo e conquista
Punta le dita in faccia al guerrafondaio dai danni cerebrali
Lei, valevole signor Presidente …è un infermo di mente!
Lei, criminalissimo con la cravatta rossa e l'abito stirato!
Lei, sì proprio lei in alta uniforme e già avanti negli anni!
Non passa molto tempo e il forcaiolo dalla mascella che scatta
Rincontra la Pace che non per niente smuove cielo e terra
L'ottuso è adesso sulla barella incatenato con le cinghie
Le colpe gli scivolano addosso come pioggia sul vetro
Uno psichiatra lo interroga ma egli non dà risposte
Quante vittime hai colpito alle spalle?
Quante mani hanno dovuto scavare?
Quante lacrime sono state versate?
Quante generazioni hai interrato?
Quanto odio dentro il tuo cuore?
Ci siamo! In prima linea la vita scatena la punizione al contrario
In quella limitazione l'illustre bellicista suda abbondantemente
L'anziana carne si putrefà e si schiaccia fra stilettate di spasimo
La faccia paonazza … scavata e disarmata … implora clemenza
Lui … il sadico … l'inclemente immobile e catatonico perde conoscenza
Lui … nei confronti del mondo è oggi una nullità politica e fisica e morale
Lui … sperduto e amputato del suo comando spira tra le braccia della Pace
La Pace perdona e disintossica chi perde il controllo e non ha tolleranza
La Pace esplode di luce per chi ha grossissimi limiti intellettivi e affettivi
La Pace perdona lo stratega che abusa del potere e non prova disgusto
La Pace piomba nel fondo dell'anima del più ignorante dei capi di Stato
Nessun uomo anche il più crudele deve essere abbandonato alla cecità
L'odio dona altro odio e prima o poi sarà vendetta dannosa e rancorosa
La guerra lascia sul campo ottimi allievi ... loro non escono mai di scena
Il dittatore è un vero pallone gonfiato dall'ego che si gonfia a dismisura
Il pavone fa la ruota si contempla si compiace si ammira si fa ammirare
Recide la splendida capacità di adattamento tipica dei bambini valorosi
Con malvagità leva ai bimbi ogni atto d'amore nel Regno "Qui si è liberi"
I bambini rapiti - i soldati da addestrare - sono il reale bottino di guerra
La svolta è lontana! la Pace è con loro purché non si sentano deportati.
ALESSANDRA CHIAPPERO
Carezza
E in sogno, una notte
forse tranquilla nel farlocco mondo di qua
mi attira la forma di una bianca caramella
Ti voglio, ti scarto, succosa idea di frutta
Poi una fitta.
Lo sguardo si disappanna
Rivedo la scena. Ti ho presa da un livido scavo
Lì, piccola, vicino a tua madre, stesa in fila.
Sento le urla, il pianto, l'odore morto
di tutto il male del mondo
Mi sveglio atterrita, manca aria di vita
Per sentirmi viva conto le dita
Nulla ci appartiene. Tutto vien meno
Che sia l'amore, o un giorno sereno
Dove sono finiti i gabbiani?
Solo boati sul mare e fumo salato di rovine
Ho paura, non mi riconosco
Vedo l'orizzonte in discesa. Qualcosa mi pesa
Nasce dentro e arriva poi
come un apocalittico caos di vento
Cresce fuori, deflagra attorno
Non c'è landa ora dove non si scavi
Dove non si piangano preghiere
È un attimo, e tocca a noi.
Proprio adesso che
il mondo sta evaporato a guardare
Io non posso chiudere gli occhi
Quello che fa più male è abituarsi al male
Voglio urlare!
Ascoltarsi e non provare più niente
Il mio unico pensiero è oltre la mente
Respiro e cerco il punto.
Conosco il sole di ciò che è giusto
Mi acceca il buio del sopruso
Governi, armate, leggi del mondo
Un attimo di speranza, respiro di fiducia
Un bacio, uno spiraglio, una sola consapevolezza
Quello che manca su tutto, è una carezza.
L'aquilone di Hind
Tu e il tuo aquilone, insieme sulla spiaggia d'inverno
Il vento è forte e le onde schiumano fredde e frizzanti
Corri, piccola Hind, corri col tuo nuovo amico
Pieno di colori e di future, dolci promesse.
Volteggia verso il sole che tramonta dietro al mare
Non finiresti più di seguirlo, piccola Hind
Ma è ora di rientrare, ti aspetta il profumo di casa
Il tegame sul fuoco, l'abbraccio di sempre.
Ci sono cose, piccola Hind che ti hanno fatto spaventare
Cose dei grandi, che dicevano al telegiornale
Papà diceva 'vai a giocare', poi la sera ti cantava rime belle
Ma tu, sognavi storie brutte, rannicchiata oltre la pelle.
La paura del buio, paura nel cuore, paura che strappa il fiato
L'hai incontrata, piccola Hind, e l'hai guardata con occhi fieri
In un livido autunno dove ogni momento poteva essere per sempre
Ma tu ti pettinavi ogni mattino, carezzando i tuoi bei capelli neri.
Un agguato, e poi tu sola nel buio dell'orrore
Hai implorato. Il mondo sa quanto hai implorato
Poi i cingoli di un enorme mezzo blindato. Spietato.
E da dentro la sua corazza il male ha puntato.
Fuoco sui tuoi occhi atterriti, sulla tua dolce, tenera voce
Fuoco vigliacco sulla vita di un giorno che poteva passare veloce
Un giorno che si è fermato con te, piccola bimba smarrita
Voglio far volare il tuo bell'aquilone e il mio pensiero d'amore in una scia infinita.
Sei la luce di un'alba di pace,
sai di rosa, di miele e d'arancia. Sai di speranza.
Gioca felice con il tuo aquilone d'argento.
Te ne regalerei più di cento.
Ho composto "Una canzone per Hind", e ne sto scrivendo anche la musica. II testo è inedito ed è iscritto alla SIAE. Lo offro con una felicità immensa nella memoria di una bambina speciale, Hind, e di tutte le vittime innocenti di questo male brutale e sconsiderato. Vi abbraccio con affetto e un desiderio ardente di Pace e serenità per la nostra amata Palestina.
LAURA CHIARINA
La via dal pensiero alla parola
è intossicata, respinge i passi.
Cerco veleno sicuro, lame crudeli
(ecco, ancora
metafore!)
Addolcire il proprio dolore è plausibile
ma del male colpevole, dell'ingiustizia
dell'Altrui sofferenza
val scrivere dondolando turiboli?
– Un corpo dilaniato è un corpo
mille corpi una carneficina –
se lo sguardo teme e il cuore evoca papaveri
alla propria commozione
è artificio, difesa, null'altro:
aspra nettezza preme alle labbra.
Laura Chiarina
all rights reserved –
VALENTINA CIURLEO
Ascolta lo sguardo
Prega per il mio buio
per la mia voce
la più nascosta al mondo.
Una paura insonne
tutte le notti
chiude la vita.
Cercami
quando sarà nato
un giorno libero.
Staccami come foglia di albero
quando l'azzurra pace se ne andrà
con noi.
SANDRA DEL FABRO
I bambini non sanno di essere morti arrivano al rosa al verde tenue al celeste sono alte madri a raccoglierli nel loro mantello bianco e le accompagnano mansueti cani dalle grandi teste penso se sono generosi alberi dai frutti d'oro i bambini morti fanno il girotondo attorno agli alberi lucenti
CARMENCITA DE LEO
Sogni di bimbi: arcobaleno
Nel cuore della notte, senza pace
bambini sognano il pane
non chiedono oro, né giochi, né il mare
solo abbracci, sorrisi
e domani più umani.
Mentre le case crollano come sabbia al vento
il cielo urla
fuoco e metallo
sotto cumuli di pietra
i loro occhi brillano
e i sogni restano intatti.
Il sole rinasce costante
su mani ferite, ginocchia graffiate
certezze svanite.
I bambi di Gaza
giocano ancora
attendono
mentre tra le mani
una granata
ruba un altro mattino
Il sogno continua
sognano
in mezzo al fumo
con le ciglia sporche
di lacrime e polvere
fragili come vetro
sotto una pioggia di piombo.
LORENZA DE MARCO
Sangue
Ingiustizie di fuoco si stagliano sui corpi,
inermi e innocenti bocche
prive del sapore di Vita,
riverse nel fango dei Tiranni,
malvagi titani.
Il verbo della guerra è silente,
muto, grida orrore.
Qualcuno ode Gaza,
non gira il capo.
Fili si uniscono lontani
perché possano guarire
i corpi ancora intatti,
senza armi puntate al cuore.
Che la pioggia non lavi le mani
macchiate di sangue,
di chi tace.
Maledetto l'animo degli ignavi,
dei mercenari infernali.
CATERINA DE NARDI
Alaa Al Najjar - una delle tanti madri -
Il deserto dell'anima avanza
assassino dei figli di Gaza
Occhi senza pupille
stanchi di guardare
Bombe del mondo
schegge dei potenti
per fare soldi
Umanità marcia pregna di
Squallore
Ignavia
Odio
Nulla la salva neanche il suo Dio
La madre dolente guarda
il rosso del sole che muore e geme
— È sangue dei miei figli —
Il possibile viene all'alba.
Alaa Al Najjar è una dottoressa di Gaza che ha perso 9 figli e il marito, lei lavorava in ospedale, mentre 9 dei suoi 10 figli morivano insieme al padre vittime di un bombardamento. Un solo figlio è sopravvissuto.
MARIA DE NARDI
Furore a Gaza
Amira è stanca
Ha cercato la sua mano
Tra le macerie
L'accarezza debolmente
Nei suoi occhi il terrore della notte
Sotto i piedi brucia ancora la sua Terra
Che se ne fa ora Amira di due mani?
Il folle tour della morte
Si vede bene Gaza
dalle alture d'Israele:
un orizzonte di colline
che come nuvole si fanno e si disfano
tra boati di fumo e polvere
Eruzioni incandescenti!
Solo dei pinnacoli i resti di case frantumate
Arti e corpi di bambini smembrati
come brandelli di manichini
tra le fiamme roventi
Un bel vedere con un binocolo e poche monetine
Sono tutti al Muretto
Occhi famelici assatanati
Personaggi da video game degradati
Immersi nel tour bestiale della morte
La kippah riverenziale ben incollata
Perché il lezzo dei pensieri non può salire fino a Dio.
Un bambino tra loro
Muove un caleidoscopio con stupore
Racconta di aver visto cadere dietro un cespuglio una bambina
Racconta che la bambina aveva una rosa rossa in bocca
E tanti coriandoli rossi bianchi verdi e neri intorno
MARIELLA DE SANTIS
In corpore vili
Decidiamo di fargli esercitare il suo piccolo potere da portiere degli inferi. Qui
si deciderà se sei sano, malato persino vivo o morto. Spartisce il campo. Divide cowboys e pellerossa. Guarda compiaciuto la spianata. Se vuole un brivido, alza
la voce. Fuori c'è traffico, semafori in livrea giocano a stop and go col mondo alla loro portata. Noi che molto non possiamo attraversiamo la strada consolare guardinghi ed eccitati da quel poco di modesta adrenalina in corpore vili.
Inedito, nella ruggine del 2024©
PIERO DE VITA
Ragazzi di pane e sangue
1
Questa è farina, figli miei,
mischiata al sangue e al fango.
Questa è farina e serve
per fare il pane
ma allontanatevi, figli miei,
mettete in salvo la vostra vita
e le vostre membra,
le penne, i libri, i fogli.
Questa è la minestra
di inganni e di imbrogli
e questo non è un piatto
nemmeno cibo
E' un'altra storia
di fame e di martirio.
Conservate l' ira e la giustizia,
i tiranni andranno nella fossa.
Troppo bello il cielo, non sarà per loro
e troppo stretto il varco del perdòno.
2
Proteggete le lumache e i passeri,
le api e i gattini
Parlate all'ulivo e agli alberi di fico
non disperdete le sillabe e l'odore
delle vostre case, dei vostri paesi,
custodite il numero civico
arriva l'onda del mare.
Non piangete figli miei.
Cantate, cantate un canto nuovo
cantate più forte.
Le vostre voci sono già arrivate
nei cuori del mondo e si ribella.
Stringetevi.
Siete i ragazzi del pane e del sangue
e il lievito ha le lacrime dell'amore infinito.
La libertà ha il volto, gli zoccoli, le ruote,
le impronte dei fratelli asinelli,
i calchi di improvvisate carrette
che incoraggiano umanità,
da una parte all'altra del dolore.
ANITTA DI MINEO
Nel sorriso di un bambino
Il pensiero salpa
verso sponde remote
dove il sole si vede
e le stagioni dell'anno
sono come un anziano
che continua ad aggrapparsi
al miraggio della vita
e… i colori dell'arcobaleno
si incontrano
nel sorriso di un bambino
che calcia le sue speranze
tra i vicoli di un campo profughi
Poesia inedita
Disegni
Disegni di carri armati
di bombe esplose
di case distrutte
di pacchi calati dal cielo
Disegno
dell'ultima festa di compleanno
con la torta all'ananas
Disegno
dei giochi in strada
con il pallone
Disegni
di bambini palestinesi
inviati ai bambini italiani.
DANIELA DOSE
Rombo sordo
Partono dalla base di Aviano
aerei che portano la morte
con la pancia gravida
di bombe.
È un suono che squarcia l'aria e penetra
nella testa.
Rievoca la guerra dei Balcani
trent'anni fa
come oggi.
Nulla è cambiato.
La vita qui a Pordenone
scorre uguale a sé stessa
ma nulla è uguale a sé.
La morte sorvola il cielo,
riempie le orecchie,
ricorda l'orrore
di chi è sotto le bombe
tra le macerie.
In cerca di riparo,
di cibo,
di sopravvivenza,
di pietà.
Il mio confine
Non ho mai saputo fermarmi,
non oltrepassare il mio confine.
Ogni onda ha potuto infrangere
le barriere e
sommergermi.
Il mio confine non ha argini
né interni né esterni.
Parrebbe sembrare una buona cosa,
una capacità di osmosi,
di dialogo.
In realtà il ponte nasce
solo là dove i confini sono
precisi.
L'io sorge là dove si riconosce
il limite.
Così il tu, l'altro e i suoi
confini, da riconoscere
e rispettare.
Mantenermi all'interno del
mio recinto, riconoscere il mio corpo,
la mia pelle.
Il mio cuore da proteggere.
Dormi tranquillo cuore mio,
ho accettato i miei limiti,
la linea è tracciata.
Un cerchio ti protegge.
Il cerchio magico
dell'identità,
del riconoscersi identico a sé
e sbarrare il portone
affinché bisonti affamati non
entrino nella prateria della
vita a calpestare l'erba
e il prato faticosamente coltivato.
GRISELDA DOKA
Inedito
Occhi imbevuti di aceto
ci chiesero della morte nel cuore
su questo cammino di polvere e rovine
laccato dall'osmosi della perdita che veglia.
Essere tristi era un mestiere da grandi
o per ebbri profeti che scalfivano il tempo.
Non si è spento il nulla di ieri
il vuoto di oggi, ancora in fasce
il sangue che avrei dovuto urlare.
FERNANDA FERRARESSO
la guerra?
Perché devi andare a vederla?
di ognuna si dice che era
era così e così
non era questo e non era quello
la guerra è sempre una bara di errori
un fare e disfare le vite degli altri
le strade percorse le case abitate
le porte divelte le bocche affamate
la guerra ha l'ordine di abbattere
di ammazzare azzerare
poi qualcun altro dovrà ripulire
per tutto c'è un ordine da dare e
d'ire non si parla se non al momento del bottino
perché la guerra è una cambiale da condividere
tra chi ha vinto e chi ha perso
che sta ai bordi di un cimitero
o di un camion di cadaveri.
E servono anni e servono migliaia di danari
servono altri tracciati e altri stracciati
insanguinati dalle fatiche e da altre perdite
sempre di poveracci che senza letto
dormono per terra o ai bordi delle strade
tra schegge di vetro e ferri arrugginiti
tra muri che nessuno ha puntellato e cardini sbrecciati
ponti da ricostruire che hanno l'inguine esposto
e i piedi sradicati
le stazioni come voragini dove non possono passare i treni
le mandibole spezzate dei portoni delle fabbriche
la testa mozzata delle chiese e delle basiliche
e quasi nessuno che ricorda
su cosa si reggesse in piedi
uno stato che non sa stare tra i derelitti
e firma carte zeppe di parole
che non hanno nemmeno il peso delle nuvole.
Da I giorni senza contare, quelli che visitano Gaza come una vacanza (raccolta inedita)
syn pathos
soffrire insieme
...
apatico
il corpo
spento
senza coro
del sangue
senza un battito
del cuore
nessun grido solo
silenzio
un legno senza fiato
un palmo senza terra
territorio dell'es-
tinto da sfigurazioni
corsive mutazioni
fino alla sottile lamina
l'anima dell'osso
dissanguata
la bocca spalancata
piena di terra la faccia
dilavata scultura di un volto
capovolto il corpo
finalmente assolto
grondavano acqua e latte
le sue mani un paesaggio di miele
e io la bevevo
tutta tutta
la mia bocca la sua a(u)reola
il seno fiorito dal raso del suo corpo
la mia ferita e l'a s o l a dell'inizio
il mio stato
in questo solo
luogo
tendere a un perdono
che non arriva mai
e radersi al suolo
come una cosa da poco
questo stare nel tempo
il niente
di una soluzione
del corpo
e invecchiare decrepita la mano
posare sopra un occhio
chiuso il palmo per sentire
fino all'ultimo
quel battere e ribattere
la porta di quel dono
mentre la serpe rossa
scorre via
dal polso ormai fermo
quante spanne di terra
per questo corpo
minuto di istanti
salmo di un lascito
d'ossa distanti
la bocca azzittita non ha
parole che sbranano
quante squame di silenzio
in queste ossa di legno
in questo fiotto aperto
e oscuro
appoggio del cosmo
sopra di me le bestie al pascolo
brucano il cielo caduto
sotto di me il lavacro
di un sacro che è
il vuoto che non ha nome
dissetami
sfamami
asseconda la mia carne
dove urlo e tossisco
rigurgito l'infamia
le legioni dell'oscuro che mi abita
e mangiami
spalanca la tua bocca onnivora
mordi il niente che sono
perché così tu mi hai fatto
un niente
una nube
di polvere
hai processato
la mia carne
il mio fiato
l'hai piantato nel costato
l'hai torto in un budello
al centro dell'ombelico
l'hai incastrato
accatastando in me
un figlio
così senza dover varcare il cielo
un seme dentro l'arca del mio ventre
e come una lupa l'ho nutrito
leccato per lavarlo del tuo sangue
con i denti l'ho amato masticando i tuoi tanti corpi
nella mia bocca come la sepoltura
di me stessa divorata
da uno spergiuro d'amore
Da Tutto il tempo perso, poesie per Gaza
ANTONIO FIORDALISI
Una luce, un lampo, un tuono,
poi in silenzio il pianto di un uomo.
Mamma dove sei?
Un pianto lontano.
Mamma dove sei?
Dammi la mano,
Ho paura, è buio non vedo niente,
Eppoi un lampo nuovamente.
Mamma! Non senti?
Stanno correndo!
Qua e là tutto un lamento!
Dormi mio caro, dormi sereno, forse domani troveremo del pane,
Vedrai, si placherà anche la fame.
Mamma dove sei?
Abbracciami forte,
Ho visto passare, stanotte, la morte.
CHEIKH TIDIANE GAYE
Gaza sotto il cielo
Nel silenzio rotto da colpi di dolore,
Gaza si alza tra le rovine del suo cuore,
le strade parlano di speranza e paura,
sotto il cielo che non ha più la sua natura.
L'acqua scarseggia, ma non manca il coraggio,
nei volti segnati dal tempo e dal viaggio,
un popolo in lotta, sempre in piedi, non si piega.
Donne in cima a illuminare il cammino della pace.
Il respiro di Gaza
Fumo nell'aria, sangue ovunque
ma il respiro è ancora vivo,
ogni casa è un ricordo, ogni passo un arrivo.
Le grida nel vento si mescolano al mare,
mentre il sole tramonta, non smettono di sperare.
I bambini sognano sotto il cielo spezzato,
lì dove il dolore non è mai dimenticato,
ma il cuore di Gaza batte forte e non tace.
ILARIA GIOVINAZZO
Senza memoria
Crollo
sotto pareti di calce e sassi,
là dove la vita crepitante lascia il posto
al silenzio assordante del mattinospoglio di me. Hanno ceduto
le gambe affusolate
sotto il peso di offese antiche
quanto il tronco di questo ulivo.Ogni cerchio dell'albero una colpa.
Ogni cerchio dell'albero cento vite spazzate via.
Rimani a pregare con me.
Per ogni vita cancellata, per ogni figlio perso.
Per le mie gambe che hanno ceduto.Non abbiamo imparato nulla.
Non impariamo mai, sappiamo solo
tornare sui nostri passi, senza memoria
Sudari
Piange seduta a terra
la madonna triste,
nello scorrere convulso dei giorni,
quando più niente resta tra le mani
che la mollica di pane degli uccelli,
il figlio morto tra le braccia.Nell'aria il suono che sconquassa e scuote,
improvvisati sudari sporchi
a chiedere perdono agli occhi.Eccolo l'inumano che avanza,
ecco Dio,
che muore.
CARMELA IPPOLITO
Notte
Rombi
Mamma, cosa accade?
Nulla tesoro, il temporale
Luci dal cielo
Mamma, cosa sono?
Nulla, tesoro, bagliori di stelle
Mamma, ho paura
Mamma, ho freddo
Mamma, stringimi
Mamma, proteggimi
Mamma mamma mamma
Non temere tesoro, ci sono io
Boati
Ti abbraccio
Silenzio
Fumo
Silenzio
La morte
Silenzio
Le madri
Silenzio
I figli
Silenzio
Il popolo
Silenzio
Sangue
Terrore
Dolore
L'odio che stermina
Il potere senza pietà
Il male che trionfa
No!
Noi parleremo
Noi difenderemo
Noi
Grideremo alla Storia
Il genocidio della Palestina
manto nero della vergogna
Nelle lacrime di sangue
sventoleremo
In alto il sorriso della Pace
Un giorno...
DANIELA LAROSA
Devastazione
L'alba tarda ad arrivare
non riesce a farsi
un varco tra l'indifferenza,
l'odio, la cecità.
Questa notte mi hanno destata
urla lancinanti
di dolore,
pareva provenissero da un
mondo sconosciuto, lontano.
Era mio fratello,
mia sorella,
il loro sangue sgorgava
intorno al vuoto,
lì, dove c'erano case
scuole, ospedali.
Lì, tra le rovine,
dove tutto scompare.
Provavo a raggiungerli,
invano tendevo le mani.
Non lasciamo che questa
notte sia senza ritorno.
Non permettiamo che
quel bianco abbagliante
che ci avvolge
e ci impedisce di vedere,
divenga imperituro.
Diamo una tregua
all'incessante notte.
Il sangue dei bambini
annulla il futuro
di ognuno.
Genocidio,
diamo un nome
all'orrore,
diamogli il
suo nome!
Divengano grido
le mie parole,
sì mescolino le
nostre parole,
con il pianto
straziante di ogni
madre,
travolgano il male e
le menzogne.
La devastazione.
ROSALBA LE FAVI
Per Gaza
C'erano perle di sole che declinavano
sguardi beati su paradisi nascosti, poi
l'orrore ha devastato il tempo dei sogni
di quando correvi e pregavi il cielo
mentre la luna ci raccontava favole
di mille e una notte. Non c'è più
desiderio, hanno bruciato pure l'anima
dal sapore scintillante d'infanzia e
bellezza che non vuole ancora morire.
E tu sei lì che mi guardi mentre
mangi leccornie e delizie
ed io prigioniero, misero e sgomento
guardo la puerizia perduta,
non ho neanche più i piedi
per camminare a braccia aperte
verso il cammino della speranza
perché menti malate umane hanno deciso
come la storia narra che il genocidio
la guerra, la violenza e le ingiustizie
sono la soluzione migliore per innalzare
la gloria di popoli che hanno
dimenticato gli orrori subiti.
Non piangere adesso, aspettami,
con te saprò rinascere dalle macerie
perdute della memoria e forse avrò
respiro se tu mi tenderai finalmente
la mano.
Casalromano (Mantova), 1 luglio 2025
MARIA LENTI
Ritorna il freddo et aspettavi il caldo
massima del 15 marzo 1725
tèl Lunari d'Urbin
sembra stran (mica po' tant)
val anca per sta dmenica 2024
fredda di neve gelida di guerra
(e io? io, per me, aspetto
un po' di tiepido, sì, in tutto il corpo
scaldat da un libre un film un quadre la musica l'amor
el cor de tutti la fin dle guerre
il sole sulle case a Gaza
la Palestina ai Palestinesi
el mond ch'arfiata)
Ritorna il freddo et aspettavi il caldo
massima del 15 marzo 1725 / nel Lunario di Urbino* / sembra strano ma non tanto / vale anche per questa domenica 2024 / fredda di neve gelida di guerra // (e io? io, per me, aspetto / un po' di tiepido, sì, in tutto il corpo / scaldato da un libro un film un quadro la musica l'amore / il cuore di tutti la fine delle guerre / il sole sulle case a Gaza / la Palestina ai Palestinesi / il mondo che rifiata)
*L'Ottone Indorato. Lunario urbinate 1725, a cura di Giorgio Nonni, Presentazione di Vilberto Stocchi, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", 2020
Da Segn e artaj Segni e ritagli, Prefazione di Gualtiero De Santi, puntoacapo 2024
Israele bombarda Gaza
24 maggio 2025.
9 bambini uccisi nella casa
9 figli aggiunti ai 16.000
fin qui contati nei 50.000
morti ammazzati
crimini
criminali
il sangue si rivolta
scorre sottosopra
dolore
indignazione
ogni giorno in piazza in tanti
Poesia inedita
Nota alle due poesie: una voce contro lo sterminio del Popolo Palestinese, contro l'occupazione di Gaza, ossia il desiderio che un Popolo e il proprio Paese abbiano la vita e che Israele ponga fine agli atti di morte da più di due anni sistematicamente volti al genocidio.
LORETTA LIBERATI
Notte inganno
Mente la notte
dentro il suo cielo
e dal tremore incerto
delle luci, induce
l'illusione della quiete
a farne respiro sorvegliato
ch'io non debba sapere
dello stesso manto
testimone altrove
tutta la pena, tutto il dolore.
Stessa oscurità
illuminata
da stelle omicide
nello squarcio
di volti bambini
di mani in preghiera
nei solchi scavati
tra case e innocenza.
Carceriera inchioda
il finimento del mondo
in una fuga senza approdi.
Forse del tradire
le spoglie e le macerie
s'affligge eternamente.
La pace
Con i polsi liberi
ai margini
del gelo
torneremo a sciogliere
la nostra compassione
per sdraiarci stremati
sul tremore del nemico
sorridendo.
Con lo spirito alleviato
scorgeremo
l'assassino
e l'assassinato
a renderci slegati
a invocare
nella dolenza del diluvio
il rimpianto
rinato polvere.
IVAN LISANTI
Al Muqawama (Resistenza)
Non posso credere alla tua assenza,
non posso accettare si ripeta
un giorno eguale a un giorno passato.
Siamo senza voce negli occhi,
senza lacrime nelle nostre gole,
senza notte e senza giorno. Senza.
Semi di morte in diverse stagioni
dalla svastica alla stella a sei punte,
si ripetono genocidi d'uomini
Nell'inverno gelido del quarantatre
sotto i cieli e sulle spiagge di Gaza,
Resistono invitti fedayn ua shuhada
Dai campi dei villaggi ad Al Quds,
sulla terra reticolata, quando la torre
crolla al canto di lotta delle conchiglie
Partorirò un alfiere sulla diagonale
per le terre occupate fino al mare,
dove cresce sempre l'Iris Faqqua
Il genocidio si ripete senza dio ed anche la resistenza si ripete fino alla liberazione ed al ritorno, simboleggiati dalla natura del fiore locale che ci sarà anche dopo.
Ruba
Nella falsa luce notturna
piove rosso dalla terra.
Cemento e carni e plastica
nudi steli d'acciaio e carbonio.
Cammino sola in città.
Sepolti, ignoti martiri
fratelli, madri e nonni,
sotto pietre senza forma,
ombre d'essere e d'idee.
Ma Ruba resiste e vive
nel pianto delle stelle,
nei canti delle sorelle.
La piccola Ruba vede la città devastata, ma oltre la morte vive nella memoria della sua hamulah
MARIA FRANCESCA LUCANTO
Dialogo tra un bambino di Palestina e una giornalista
Vorrei conoscere tuo figlio
Quanti anni ha?
Se potessi togliere tutte queste macerie
e sgomberare la strada dai miei persecutori!
Vorrei conoscere tuo figlio
Ha la stessa mia età?
Vorrei dargli la mano
da uomo a uomo
Perché io sono già uomo
Qui i pochi posti per giocare sono
piccoli disseminati cimiteri di martiri!
Ogni giorno si trasformano così
e i miei amici sono morti
e chissà quelli che oggi sono qui
se vivranno ancora
e per quanti giorni e per quante ore.
Cosa vuol fare da grande tuo figlio?
Oh certo si, il cantante
Mia madre cantava tempo fa,
cantava per me una nenia
per farmi dormire
Ora sono abituato ai raid
Non mi fanno quasi paura
Ma la notte diventa lunga
fino ad oscurare il giorno
E all'alba ricomincia l'orrore
Io? Cosa voglio fare da grande?
Combattere
Rafah – Palestina
Maggio 2024
Bruciano i corpi
E sono vivi
Non c'è salvezza
senza un Dio
che urli
dai crateri delle anime
Io posso scrivere poesie
Ma i corpi bruciano
anche tra le parole,
insetti neri impazziti
fra le righe
di inconcludenti fogli scritti
con lo sguardo rivolto sul nulla
DANTE MAFFIA
A Gaza
A Gaza anche la luna piange,
e piange il mio mare,
anche la ginestra appena fiorita.
Tu, Presidente, ancora
non hai le ali, non hai gli occhi,
sei appena un lembo marcio di cielo.
l'ombra d'una menzogna.
Basta, basta, basta!
Se muoiono i bambini
il cielo s'oscura,
si ferma il divenire,
si fa buia anche la Parola.
E poi, lo sai,
la vendetta non è guerra,
ma condanna che puzza di razzismo.
À Gaza
À Gaza même la lune pleure
Et la mer – la mienne la nôtre – est remplie de larmes
même le genêt qui vient de fleurir
Toi, le Président, tu n'as pas encore
les ailes ni les yeux
tu n'es qu'un lambeau pourri de ciel
l'ombre d'un mensonge.
Assez, assez, assez !
si les enfants meurent
le ciel s'obscurcit,
le futur s'arrête,
même la Parole cesse.
Et puis, tu le sais bien
vengeance ne signifie pas guerre,
mais une condamnation qui put le racisme.
(Traduzione in francese di René Corona)
FRANCESCO S. MANGONE
Ricordando I cani del Sinai[1]
-per il popolo di Palestina-
A nulla valgono le parole degli antichi Padri
il Figlio dell'Uomo per i sentieri di Palestina
in questo tempo svuotato
ch'è del dominio dell'astratto.
Una energia dissoluta
attraversata da vertigine delirante
cerca il sangue dal ricolto di vita in Gaza,
edifici restano squartati
nel silenzio
le viscere loro per le strade devastate,
antiche scale sospese nel vuoto portano
da nessuna parte.
È questo il tempo d'Urano, das kapital
ottusa
petrosità, ferocia avverso i viventi, tutti!
Divoratore dei figli suoi in frattaglie
l'orrido del comando persiste
nel lucore malato di trapassate epoche.
Eppure, restiamo soggetti barrati da ipocrite
servitù… Lungo bastioni in fiamme ancora demoni
fanno commercio con i resti di ciò che
rimane dell'umana pietà.
Guerra
Guardati bene attorno,
non abbassare gli occhi
anche se questo posto urla
angoscia e vergogna
per ciò che non ci tocca.
La geografia di guerra
malata di confini
è caos e sopraffazione vulnus aperto nel corpo di chi vive…
Non esiste un altrove all' inferno,
alle strade polverose
calcinate di sole
ingombre di povere masserizie,
al peso silenzioso
che grava sulle case morte
lasciate andare alla malora
crivellate dai colpi della mitragliatrice
dai buchi dei mortai.
È terra d'altri questa
o è la nostra
quella dove anche il cuore
è fatto a pezzi?
Da Opus incertum – Kanaga Edizioni - 2020
Gaza
Nelle lingue antiche, disperata città,
il tuo nome suonava «feroce»,
gli umani si appropriano
di minacce altisonanti,
nel promettersi reciproche sventure.
L'infelicità di questo mondo sta
nell'attribuirci ciò che non siamo,
ma, spavaldi, ostentiamo
per spaventare altri,
ben più efferati di noi.
Ora, sono le vittime della Shoah
a divenire i nuovi carnefici
a cercare soltanto vendetta
a non avere alcuna pietà.
E' un impeto costante la crudeltà
nella nostra specie maledetta,
l'odio è reazione brutale.
che estingue il senso della civiltà.
Quel che ci resta, allora, è soltanto
l'uccidere in modo più sofisticato
di quanto farebbe qualsiasi altro
maligno essere animato.
Inedito, 4 giugno 2025
MONICA MATTICOLI
Il ragazzo
"e qualcosa che va e tropp'altro che
non passerà la cruna...
Occorrono troppe vite per farne una"
Eugenio Montale
Il ragazzo ha bisogno di una feritoia da cui
guardare l'esistenza
che l'occhio sulla fronte non gli basta più.
Stringe un coltello a serramanico, per non
mostrarsi spaventato avvolge con l'altra mano
sapone di miele, ciuffi d'erba medicinale.
Ha smesso di tormentarsi coi se e coi ma
e imbracciato un fucile e un'e-mail
d'arrivederci sintonizzata sul comodino –
nella camerata ha troppi letti per sentirsi solo.
Batte una pioggia di poliuretano espanso
e chicchi di sperma nuotano nella gabbia
armata in cui si sdraia
sotto un cedro incenerito che segue di default
il pilota automatico: occorrono troppe vite
per farne una.
2006, estate
La poesia è stata scritta nei giorni della Seconda guerra israelo-libanese (12 luglio-14 agosto 2006) ed è stata pubblicata per la prima volta nella raccolta Valentina Tinacci Monica Matticoli, Venti lucenti unghie, Edizioni d'if, Napoli 2009.
Dire Gaza
Una microfalla nel rizoma e
gangli – connessioni down
la bambolina arretra
Glicolisi d'aria e vetri e
globuli, maceria organica
affonda i polpastrelli nel blue screen
è solo un altro guasto nel sistema
marzo 2008, inverno
La poesia è stata scritta durante la campagna militare Inverno caldo lanciata da Israele nella Striscia di Gaza fra il 28 febbraio e il 3 marzo 2008. Il testo intende fissare l'immagine (una foto vista sul web) di una bimba di pochi mesi che spunta dal bianco e grigio delle macerie, il corpicino straziato invisibile sotto una sproporzione di peso e devastazione, la testolina riversa e polvere sulla bocca, sul naso, fra le ciglia, sui capelli riccioluti e nerissimi. Sembra una bambola gettata in una discarica, ma non lo è: è una bimba piccola, ed è stata viva. La poesia cerca di dire l'orrore che le parole dovranno imparare a dire. È stata pubblicata in Monica Matticoli, L'irripetibile cercare, Oèdipus Edizioni, Salerno/Milano 2017.
ORLOV
1972 Munich.
Il "settembre era nero"
ma noi eravamo là
per conquistare una primavera di giustizie e libertà
con e per i popoli
protagonisti dei loro destini.
Oggi è tardi.
ROBERTO PASQUALI
Gaza
l'orrore è qui in ogni istante
e non ci lascia dormire
batte disperatamente alle porte
di questa civiltà morente
dove si continua a consumare
parole e grazie superflue
ci siamo detti che il passato
aiuta a capire il presente
che il maschio assoluto non può ripetersi
ci siamo domandati perché una gran parte
di umanità grigia e indifferente
non si è opposto e ha lasciato che accadesse
adesso conosciamo la risposta
siamo nudi di fronte all'osceno spettacolo della morte
alla danza macabra dei carnefici
ci sono ancora troppe voci
che inneggiano alla guerra
alla violenza sull'inerme a perpetuare
il massacro quotidiano
si dice che si fa per difendere
giusto quindi assassinare il futuro
e il sogno di migliaia di bambini
schernire il loro dolore e la loro rabbia
da noi si discute sulle parole proibite
genocidio o sterminio massacro o strage
pare che il copyright esclusivo del genocidio
Dove sei Palestina? Nelle macerie di Gaza
Nelle case sventrate della Cisgiordania
Nei campi profughi sparsi per Mezzo Oriente
Nelle generazioni cresciute nel racconto dei ricordi
In una bandiera che punta al cuore
Un triangolo che sanguina perché ha perso i colori
del cielo e del mare
Dove sei la Palestina?
Nel volto sfigurato
Nell'arte amputata
Nella testa mozzata
Nei brandelli di corpi
lasciati in pasto ai cani affamati
Nel gioco deriso
Nei vestiti della festa che hanno ascoltato
solo il boato delle bombe
Dove sei Palestina? Nei milioni di corpi esiliati
fuggiti spinti eccitati
come i loro ulivi melograno
limoni frutti senza radici
Corpi senza voce sparsi in ogni continente
nell'attesa infinita di un impossibile ritorno
Sotto le macerie la carne si decompone
insieme alla pietà
si aggirano ombre umane
a interrogare il nostro silenzio
i morti non vengono sepolti
perfino l'aria di Gaza si è fatta tomba
nulla viene risparmiato la crudeltà artificiale
insegue la vita ovunque:
negli ospedalicimiteri
nelle scuolecimiteri
nei luoghi dichiarati sicuricimiteri
si dichiara eletta da dio la mano che uccide
tortura e violenta il futuro
un dio sadico e violento
dietro a cui si nasce
fanatici della malafede
occupanti di una promessa insanguinata
colonizzatori di un desiderio altruistico
Dove sei la Palestina?
Nelle tende perennemente provvisorie
nelle mani giunte per una goccia d'acqua
negli stomaci vuoti
negli occhi dei bambini
che chiedono il perché di tutto questo orrore
Dove sei Palestina? Nelle voci dei poeti
"In cielo, la nuova Gaza è libera dall'assedio.
Sta prendendo forma adesso",
ultime parole di Hiba Abu Nada
che sono rimaste scolpite nello spazio virtuale
La Palestina vive in poche schegge di luce
negli occhi di chi non ha più un tetto
ma resiste con la fiducia nel bagliore
che ci regalano le stelle.
ALERIA PRITONI
Non in mio nome
"Non in mio nome"
ho gridato e
l'ho scritto con la vernice rossa
su un cartello.
Non lo farete col mio consenso
di chiudere gli occhi,
di girarvi dall'altra parte,
davanti alle morti innocenti,
alle grida disperate
di chi colpe non ha.
Non avrete la mia disponibilità
nel dare la precedenza alle armi,
negando la parola,
negando la pietà,
negando l'umanità
Non avrete il mio assenso
nel pensare che la Terra
sia solo per alcuni,
che per altri posto non ci sia.
Quando guardo la luna,
mi consola sapere
di non essere sola:
nel mondo di certo c'è chi,
ammirandola,
si unisce al mio stesso
conforto.
Forse le parole
sono armi di poco conto.
Spero potranno testimoniare
alla Storia
che non tutti furono
indifferenti.
Ho scritto questa poesia perché mi sento di appartenere a un'unica razza, quella umana e le guerre, le violenze inflitte dagli uomini nei confronti di altri uomini e donne mi feriscono profondamente. Di fronte allo strazio del popolo palestinese, ci si sente inermi e questa impotenza mi ha convinta a usare le parole: "Non in mio nome", che in tante manifestazioni hanno campeggiato sui cartelli e sulle maglie dei partecipanti. Voglio poterlo gridare forte. È poca cosa ma vorrei che nel futuro si sapesse che non tutti furono indifferenti. La poesia è inedita.
LUCIANA RAGGI
Non si può fare silenzio sulla guerra
Cali il silenzio
su obsolete trite convinzioni
su inutili retoriche parole
sul rombo della guerra
Il sangue cancellerà l'umanità
che ancora resiste sulla Terra
ll futuro ci coglierà alle spalle
il cielo s'è avvicinato
la terra s'è insanguinata
Dolorosa sospensione del tempo
distruzione sofferenza
epilogo violento a tinte scure
chiede prove di coraggio
chiede di patteggiare
o forse di non cedere
Guerra è barbarie crimine efferato
anche non far nulla grave reato
Non trattenermi in sussurri sottili
non perdiamo le parole
urliamo la pace
Negli ospedali bombardati
Corpi esplosi
crepe nei muri
distruzione e sofferenza
negli ospedali bombardati
fra odori di marcia finitudine
Inermi frantumati
nel corpo e nell'anima
intrappolati nelle attese
prede vive nella ragnatela della guerra
i sopravvissuti temono il sonno
Ci sarà un risveglio?
Aiuti umanitari bloccati
Medici e paramedici titani si salvezza
sostengono l'insostenibile
senza strumenti senza medicine
soli in un tunnel senza fine.
Fra sudari insanguinati
gemiti e grida danno voce al dolore.
Il mondo fuori non può guardare altrove.
E' un crimine la guerra
barbari gli indifferenti.
ALINA RIZZI
Dentro il cratere
Dentro il cratere
seminerò un fiore
per stare a guardarlo
crescere nel vuoto
tra frammenti di altre vite
schegge arrugginite
un elmetto
la bambola senza occhi -
la bambola che ho perso
le mie mani la sua culla -
ed è solo un rottame adesso
accanto a quel fiore
che non sono io
che non ho più voce
solo un cratere.
2025
SERENA ROSSI
Senza titolo - 2025 Gaza
La distruzione che ricompone nulla
E distrugge anima, fiammella
Di ciò che ti riscalda.
Non è gioco ma guerra, non è tu,
non è noi, non è umana, non è di qua.
Ma guerra, e Gaza resta là.
Negli occhi di chi non ha il pane per resistere,
sulla bocca per dire basta, nelle lacrime della resistenza,
nelle ossa rotte dalle bombe, nelle nuove ferite,
questa non è anima ma guerra.
PINA SANGINETI
Il cielo di Gaza
Il cielo di Gaza è nero-fumo di bombe:
dipinge aliene maschere grige
su visi increduli - occhi sbarrati
di bimbi che giocano tra briciole e polvere
di case sventrate.
Sotto il cielo di Gaza
nessuna porta nessuna finestra si affaccia
dove erano strade assolate;
ora lì corpi in candidi sudari di morte
posti in lunghe file in attesa
raccontano la notte dell'anima.
La guerra insanguina Gaza
da tempi lontani.
Desideri di pretesi confini
violano diritto alla vita.
Umanità smarrita confusa avvizzita
poteri violenze ingiustizie torture.
Non torna – lo hanno ammazzato!
chi fu destinato a chiedere un tozzo di pane
che serve a lenire la fame
di padri di madri di figli.
Palestina lacerata annullata.
Dimentico del Dio dei padri
Israele è un baratro oscuro.
LA GUERRA È MISERIA
inopia elargita.
Mesti fratelli - lontani dal cielo nero-fumo di bombe
abbiamo lacrime di impotenza e vergogna
non parole che fermino il dolore di Gaza.
Poesia inedita
ANNA SANTORO
Piccola figlia di mio figlio
fagiolina non ancora pensata
ranocchietta dolcissima
raggino di sole
uccellina dalle ali potenti
se t'immagino
ti vedo protetta da amore
non posso immaginare il dolore
ti vedo tenera e forte
non posso concepire la morte
ti vedo minuscola e bella
non posso figurarmi la guerra
Così non posso accettare
bambine e bambini
con altri destini
(da: certincantamenti, Marsilio 2005)
A spalancare gli occhi / o a serrarli
forte / vedo cieli aperti e praterie
che lo sguardo non riesce a contenere
tanto quel mare verde si protrae / e
accanto ce n'è un altro / azzurro
ancora più meraviglioso e vivo
In questo quadro di bellezza
pura / volano pezzettini colorati / forme
piccole allungate / occhi manine
rosso sangue / una gamba
un braccio una costola mozzata un
trancio di salmone o pesce spada
E mentre terra e mare li accolgono pietosi
mi giro a controllare se qualcuno
s'ingobbisce di dolore o guarda altrove
***
Alleva la guerra bambini
rendendoli spietati crudeli assassini
(Da: Echi di slittamenti (forse) irreversibili, puntoacapo 2025)
ANTONIO SPAGNUOLO
Cenere su Gaza
Nel grembo di sabbia, anche la notte sprofonda,
tra muri sbrecciati e cieli di piombo,
per l'arida genia del dolore
là dove un tempo rideva la vita
ora è spezzata, sconfitta, indifesa.
Bambini di fumo, madri di fango,
incedono smarriti sul filo del pianto,
tra macerie e detriti,
tra i nomi perduti, tra i volti smarriti.
Un drone fischia, poi tace, poi brucia,
e il sole si leva coperto di ruggine,
lasciando in sospeso anche aurore e domani,
e polvere e mani e braccia stroncate.
Come preghiere ingigantite una bomba
getta al contrario, nel nome del nulla
ogni intento, ogni illusione
ed il mondo assiste, magari sornione,
distoglie lo sguardo, scrive rapporti, cancella il ritardo.
E parlano in cerchio, progetti confusi,
stringono accordi, firmando il silenzio.
Mandano cibo, bandiere e parole,
ma non s'interrompe il fiume di sangue.
Arrivano aiuti, ma sempre in ritardo,
e non sanno nulla del peso di un corpo,
di un bimbo spezzato nel gioco del fuoco,
di un padre che urla ma non trova più scopo.
Gaza respira tra ceneri e vetro,
ogni respiro è un atto di guerra.
Ogni carezza una resistenza,
ogni lacrima una testimonianza.
Chi parla di pace da mille chilometri
non sente sirene, non tocca ferite
di chi ha sepolto la vita due volte.
Si scrivono accordi, si firma il vuoto,
le frontiere si chiudono come ferite,
ma il sangue continua, cocciuto e rosso,
a dirci che qui la guerra è infinita.
E noi, spettatori con cuori distratti,
scorriamo le foto, ma non siamo toccati.
Mentre Gaza sussurra, con voce di pietra:
«Non piangete per me se poi non agite,
non donate se poi vi lavate le mani,
non parlate di pace coi denti stretti
e il pugno vuoto, incoerente.»
Poesia inedita
CHIARA TABARONI
Per Gaza
Ti dicevo tutto il bene mio
cucito tra le macerie
e un cartone di latte finito.
Su pietre esplose che erano case
erano famiglia,
erano scuola
erano vicinanza di mani
e letti e tavoli,
su pietre esplose ti aspetto ancora
seduta in questa notte nera
che odora di urina e pane caldo,
di sangue e gelsomino.
Mi baci lentamente e piangi.
Cancelli per un attimo
polvere e disperazione.
Sul collo stampi costellazioni leggere,
ad ogni schiocco timido arrossisco
mentre il cielo s'infiamma e distrugge,
i nostri occhi diventano fari
sui contorni dei nostri visi scavati.
Come fa il cuore a non scoppiare?
Ci siamo ancora.
Per oggi.
Amore mio.
Il futuro è solo tra le tue labbra.
E tra le parole silenziose di una preghiera senza più bussola.
Un topo corre.
Un bambino strilla.
Un padre non ha più una gamba.
E tutto tace.
Anche nei sogni notturni bussa l'altrove. Perché il presente vicino e lontano scava cunicoli. Per Gaza. Per il dolore che non si può contenere. Per gli urli che straziano. Per la dolcezza da salvare. Sempre.
MARA TUGNOLI
Cari lupi
È come storia di lupi
meravigliosi animali del nostro bel mondo
massacrati per potere e paura.
Tanti cuccioli indifesi lacerati
dal potere in nome di un popolo
massacrato lustri fa.
Orribile cerchio di follia della storia:
chi viene sterminato poi
stermina altri.
Palestina trucidata
bocche asciutte
in un secco animarsi
di Stati muti
Impotenza
Lassù un manto di stelle
stupende.
Sotto terrore e morte.
Gli Dei stanno in alto
come i sogni
In basso i bambini
muoiono
di sangue, fame, sete.
Il raccapricciante bombardamento
non si ferma.
Le parole
non mi bastano
sono inutili.
Le urla mi riecheggiano
nei timpani
e rimbalzano negli arti.
Un assassino ordina e guida
il massacro di un popolo.
Alzo gli occhi al cielo, impotente
Cerco il luccichio dei sogni
e le stelle sono sempre lì incuranti
alzo gli occhi
al luccichio dei sogni.
13 aprile 2024
ANTONIA TURSI
Mi sento a volte
Mi sento a volte
come una zattera
tra i flutti, stretta
dai venti in mezzo
alla tempesta.
È la poesia,
con le sue virgole
nascoste a portarmi
agli incroci del mondo
e alle sue vie mentre
cerco un approdo,
una zolla ferma di terra
dove seminare e una pezza
lucida di cielo sotto cui
sostare. Per non sentirmi
sempre in alto mare.
O dio della Storia,
O dio della Storia,
se ascolti la morte e il respiro
che resta, fa' che il mondo
rinasca e cresca un'altra volta
e che ogni sguardo, ogni gesto
sia per l' Altro amorevole
e disposto ad accogliere
e ad amare. E per ogni vita
ingiustamente interrotta una sola
possibile risposta: questa preghiera
imperfetta che picchia forte
come la grandine sui vetri fragili
dei nostri occhi.
MARILENA VALLI
Ad uno ad uno li conterò
Ad uno ad uno li conterò
Mi ci vorrà tempo
prima che le rughe invaderanno il mio viso
prima che le palpebre cadranno
prima che il cuore cederà al dolore eterno
Mi ci vorrà tempo
Sono tanti
Li conterò
con Il vecchio abaco del padre
di sabbia e sassolini dell'antica nostra terra
Li avvolgerò in un sudario bianco come neve
Le bende strette alle membra per ricongiungerle
Li ordinerò fin dal primo respiro
o ancor quando bozzoli
aggrappati al ventre lacerato di sposa.
Sono tanti
Ogni giorno di più
Arrivano in groppa d'asino
su sgangherati carretti a mano
su braccia di sventurati padri e fratelli
A diecine
A migliaia
Morti o semivivi
Le bocche arse e gli occhi infossati
Copioso è il sangue quasi a dissetare chi invoca acqua
L'acqua negata!
Disonore del diritto dell'Umanità intera
come l'essere subumano che ordina l'obbrobrio.
Che una pioggia di fuoco e zolfo bagni
la malvagità del figlio d'Israele
Che cada nello stesso cesto di serpi che l'ha generato!
Segua la nostra volontà un'unica strada
tutti insieme a Gaza
lungo tutta la Striscia
imbiancata dai sudari
Innalzeremo ciascuno un nome
I nomi dei figli di Palestina
saranno i nostri epitaffi
ma non saranno il nostro riscatto
un genocidio non ha riscatto.
PAOLO VANDINI
Antica certezza
...D...Dio dove sei?
Dove sono le sacre tavole
della vita, infrante
da questo silenzio che uccide?
Il fiume esonda
taccion gli uccelli al mattino
tace anche il vento
tace il silenzio stesso.
Tutto tace
ma la terra trema,
trema come non mai
trema violata dell'orda
trema nelle viscere della dignità.
Gli uomini mangiano polvere
una donna partorisce nel fango
orfani cercano frammenti.
Dio dove sei?.... Dove sei?
Non ho più cibo, ne acqua,
ne fiato, ne forme, non ho più
favole da raccontare, ne ulivi
da abbracciare,
ma
nulla e niente potranno
togliermi l'Antica Certezza.
Tutto potrà accadere:
la terra tremare,
la luce ondeggiare
il tempo sparire
ma
mutilato, spezzato, accecato,
resterò qui
nella mia amata Palestina
...nei secoli dei secoli………
Marzo 2024
Bruma del mattino
……non è bruma del mattino
questa nebbia
che offende i colori.
E' polvere!
Polvere fine
che entra negli occhi
nei polmoni
nel naso e
violenta l'anima.
E' polvere della mia casa
della casa di Rashid, di Hashir di Sadaf.
E' violenza disordinata
di chi vuol
cancellare il mio nome
e il mio respiro
Non so.
Non so dove trovo la vita
tra queste pietre ammassate
tra questo fumo acre e denso.
Non so….. eppure qui
tra schegge di casa
taglienti come coltelli
la vita scorre.
Scorre
mentre scavo a mani nude.
Scorre mentre cerco :
una vecchia foto
il vestito di mio figlio
o il mio pennello da barba.
Scorre la vita
Scorre come non mai
quando tra il fango trovo
quella logora kefiah
dono di mio padre
alla mia terra: Palestina.
BIBLIOGRAFIE
Anna Maria Aino Regina è nata a Bari nel 1944 e vive a Trebisacce. È pittrice e scrittrice. Ha insegnato Educazione Artistica nelle Scuole Medie e Disegno e Storia dell'Arte alle Superiori. Ha realizzato mostre dei suoi dipinti e pubblicato diverse raccolte di poesie. Ha scritto numerosi racconti e romanzi, dei quali finora soltanto uno è stato pubblicato.
Angulimala C. Q. pseudonimo
Lia Aurioso Napoletana, appassionata e curiosa della vita, delle persone con le loro storie, del cinema, del mare e del viaggiare, non sa ancora cosa farà da grande. Giunta alla sua terza adolescenza, dopo essere stata scultrice, mascherera, docente ed ora giornalista, autrice e aspirante poetessa, amerebbe una carriera da astrofisica. Nell'attesa si prefigge di ricercare ed applicare l'impalpabile arte dell' ironia e della leggerezza...con gran fatica!
Mariella Balla, cresciuta in una famiglia di artisti e scrittori, ha frequentato scuole di disegno, pittura e teatro. Scrive poesie e racconti da sempre accompagnandoli con sue illustrazioni e disegni. Vive a Moncalieri circondata dai suoi animaletti.
Eleonora Bellini, nata a Belgirate, sul lago Maggiore, dopo studi classici, filosofici e teologici, è stata insegnante per alcuni anni e successivamente ha diretto per quasi quattro decenni un'importante biblioteca pubblica del Piemonte Orientale. Collabora attivamente a riviste e siti letterari. Ha pubblicato testi di saggistica, di narrativa, libri per bambini e ragazzi e raccolte di poesia. Tra queste ultime ricorda i titoli usciti nel nuovo millennio: I nemici svegli, ArtEuropa, 2004; Il rumore dei treni, Book 2007; Le ceneri del poeta, Orizzonti Meridionali 2011; Prove d'autunno, Puntoacapo 2018; Stanze d'inverno, Book 2021; Frunza semiluna/Foglia a mezzaluna, Bucarest, Cosmopoli 2024; Haiku dell'ape e del giardino, La Ruota 2024; Stazioni, Kanaga 2024; Piccoli orti assorti. Haiku, Progetto Cultura 2024.
Gabriella Bianco si è laureata all'Università di Trieste in letterature comparate ed in linguistica e semiotica all'Università di Urbino con Umberto Eco, possiede una laurea in filosofia e pedagogia della stessa Università di Urbino ed ha completato gli studi di dottorato in "Filosofia, storia ed educazione" presso l'Università di Toronto (Canada), con una tesi su Antonio Gramsci, specializzandosi in Teoria critica, studiando con Marcuse, Habermas, McLuhan, Freire. Ha ottenuto la Borsa di studio Fulbright addottorandosi in filosofia politica negli Stati Uniti. Accanto ad una intensa attività accademica sviluppata in diverse università e paesi del mondo (Australia, Canada, USA, Italia, Kenya, Mexico, Argentina, Brasile, Chile tra le altre), insegnando letterature comparate e dando seminari e conferenze di filosofia politica, ha diretto istituti di cultura presso il Ministero degli affari esteri (Italia) in vari paesi e continenti (Australia, Africa, America Latina e Canada).
Pubblica libri e romanzi su temi filosofici, etici e letterari in varie lingue. Scrive poesia, per il teatro, la musica contemporanea ed il cinema. In campo filosofico, ha pubblicato libri su Carlo Michelstaedter, Simone Weil, Walter Benjamin, in campo letterario ha pubblicato saggi su Cesare Pavese, Franz Kafka, Marina Cvetaeva, Emily Dickinson, Alejandra Pizarnik. Ha pubblicato romanzi dedicati a Wolfgang Amadeus Mozart, a Claudio Monteverdi ed è in pubblicazione il romanzo su Georg Friedrich Händel. Lavora attualmente sul terzo volume dei suoi ITINERARIOS ETICO-FILOSOFICOS DESDE EL SIGLO XX AL SIGLO XXI.
Tiziana Bra
Renato Casolaro, insegnante in pensione di Napoli, divido il suo tempo fra le nipotine, qualche ora di volontariato, letture e scrittura. Ho pubblicato due raccolte di poesie.
La breve poesia qui presente fu scritta in parte tempo fa sotto l'impressione che gli provocò l'atteggiamento di irrisione rovesciatosi su un'iniziativa basata su magliette rosse che rappresentavano bambini migranti morti. Ora davanti all'indifferenza dei governi per le morti di Gaza ho lievemente modificato il testo; l'indignazione e lo sconforto restano uguali.
Nadia Cavalera, fondatora dei progetti "Umafeminità" e "Poevitàsia", è dal 1967 impegnata nel campo della scrittura, con vari libri e riviste al suo attivo, tra cui "Bollettario" fondata e diretta per 20 anni con Edoardo Sanguineti. Particolare il suo impegno per il disarmo totale, contro ogni guerra.
Americo Ceccucci, attualmente docente di matematica e fisica presso un liceo di Roma, mi innamoro della poesia quando in famiglia , da piccolo, mi leggevano le opere di Leopardi e scoprivo i sonetti di Dante. Da allora, il verso poetico è diventato la chiave per un mondo interiore, più suggerito che dichiarato.
Lisetta Cersosimo,nsegnante di Scuola Elementare per quasi 40 anni, ha maturato le prime significative ed incisive esperienze educative a Torino. Da queste esperienze intessute di sogni e di lotte operaie ha sempre di più attinto desiderio d'impegno sociale, sensibilità verso le problematiche scolastiche e voglia di lavorare in team. Si è trasferita da Torino nel 1983 ed è arrivata prima a Zinca, nel Crotonese, e poi a Martirano Lombardo, a Castiglione Marittimo, a Lamezia Terme, a Sambiase, dove ha concluso la sua attività lavorativa. Ama scrivere poesie, ammirare le bellezze della natura e passare il suo tempo, oltre che con la famiglia, incontrando i bambini delle scuole.
Alessandra Chiappero, scrittrice di professione e cantante per passione, si descrive così: "scrivo e canto, canto e scrivo, da sempre. Negli anni ho scritto diverse canzoni e, fatto curioso, molte hanno dentro un sofà: un elemento che nelle immagini torna sempre in versione più o meno confortevole. In effetti penso, scrivo e canto seduta sul mio sofà che ho coperto di un giallo che mi accoglie. E così mi metto comoda al centro e prendo la chitarra. Le parole delle mie canzoni raccontano di controsensi, buffe abitudini, intuizioni, piccole scintille e grandi distese dell'essere. Sostanzialmente, di amore. Molte sono in italiano; alcune in inglese. Di qualcuna ho composto anche la musica. Altre, aspettano un'ispirazione complementare".
Laura Chiarina ci scrive così:"Invio un testo inedito. Di me ho poco da dire, non ho diploma, né riconoscimento. A 72 anni, cerco di vivere "in Poesia", forse l'unico modo per comunicare".
Valentina Ciurleo è nata nel 1973 a Roma, dove vive e insegna alla scuola primaria. Ha pubblicato poesie con "Poeti e Poesia" nell'opera Impronte 67. Scrive sulla rivista letteraria "La Recherche". Suoi testi sono stati pubblicati in : "Poetarum Silva", "Rivista il ClanDestino", "Alma Poesia"; "Leggere Poesia"; "Le Parole di Fedro", per citarne alcuni. Diversi suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie della casa "Editrice GiulioPerrone Editore – ed Erudita". Finalista Premio Poeti Oggi 2024", attualmente si dedica alla fotografia associando immagini a parole. A maggio del 2025 pubblica la raccolta di poesia L'Altalena e le Parole, Affiori Ed.
Sandra Del Fabro è autrice del libro di poesie "Radici rotolate" uscito a cura del Circolo culturale Menocchio di Montereale Valcellina (PN) e del libro di poesie" Prima dell'alba" edito dalla casa editrice L' orto della cultura di Udine. La poesia qui inserita è inedita e dettata dal dolore e dall'amore per i bambini di Gaza, immaginando per loro una luce di conforto, una accoglienza estrema.
Carmencita De Leo, docente di materie letterarie e latino al Polo Liceale di Trebisacce. Laureata in lettere antiche all'Orientale di Napoli, socia e volontaria dell'Associazione Storia e Archeologia della Sibaritide, ASAS presso il Parco archeologico di Broglio. Le sue passioni: scrivere poesie (mai pubblicate) e dedicarsi al volontariato.
Lorenza De Marco. Classe '95, calabrese, laureata in Filologia Moderna e Lettere Moderne. Lavora come editor e coach di scrittura freelance per case editrici e autori. Gestisce il profilo Instagram @leultimeletteredi dove si occupa di letteratura al femminile e scrittura. È co - ideatrice di Doppia Marea, collana fotografica letteraria. Ha pubblicato Corpo Poeta, insieme a L. Pitrolo Savà per Dialoghi Edizioni. È articolista per riviste divulgative e magazine online.
Caterina De Nardi è di Trebisacce. Scrive quando sente che i suoi pensieri, i suoi discorsi non sanno arrivare al cuore delle questioni. Ha pubblicato su riviste on line, e tradotto poetesse e poeti di lingua Inglese per la rivista semestrale "Il FIACRE". Pratica le arti e il volontariato nel campo dell'istruzione e della cultura. Promuove la lettura con la "Biblioteca Volante".
Maria De Nardi, nata a Trebisacce, vive a Milano, dove ha lavorato. Sin dall'adolescenza ama la Poesia, i versi che danno significato a questo mondo.
Mariella De Santis è nata a Bari in un raro giorno di neve del 1962. Vive tra Roma e Milano. Il suo primo libro di poesia esce nel 1993, a seguito della segnalazione al Premio Internazionale Eugenio Montale. Ha pubblicato libri di poesia e testi di prosa, saggistica, operato quale drammaturga e realizzato videopoesie. È componente della Società Italiana delle Letterate e ha fatto parte dell'Azione letteraria Unite promossa da Giulia Caminito. Ha co-ideato Dromo, rivista per un terzo pensiero, di cui è vicedirettrice www.dromorivista.it. È del 2025 La cura di te e altre insistenze, raccolta poematica apparsa nella collana Le Gemme, Ed. Progetto Cultura
Piero De Vita Docente di lettere in pensione, demologo è scrittor di saggi e raccolte poetiche.
Annitta Di Mineo, nasce a Mirabella Imbaccari, risiede a Gallarate. Poeta, critica letteraria, promotrice culturale. Dirige la collana di poesia "SPHERA" per Montabone Editore. Pubblica libri di poesie, riceve consensi dalla critica e premi in concorsi, articoli nella pagina della Cultura di testate nazionali, locali, riviste italiane ed estere,YouTube. Il suo ultimo libro "Del Tempo Disumano", è stato candidato al premio Strega Poesia 2024. Sue poesie figurano in antologie accanto ai grandi nomi di poeti italiani e stranieri del passato e contemporanei, alla Mail Art internazionale, mostre, cataloghi d'arte. In qualità di giurata partecipa a Concorsi letterari.
Responsabile di Bagutta Letteratura, collabora con Artepassante, Odissea, testate giornalistiche.
Presente al Salone del libro di Torino, Biblioteca Sormani, Conservatorio Verdi, Palazzo Marino, Palazzo Reale, Libreria Bocca-1775, Design Week, Festival Poesia, Bookcity, Politecnico di Milano, Piccolo Museo della Poesia di Piacenza, Palabra en el mundo, Duemila libri, Filosofarti, librerie e in tante altre locations prestigiose.
Griselda Doka è nata a Tërpan, Berat (Albania) nel 1984. È Dottore di Ricerca in Studi letterari, linguistici, filologici e traduttologici presso l'Università degli Studi della Calabria. Attiva come operatrice culturale, organizza e partecipa ad eventi sul territorio ed è membro di varie giurie letterarie. Oltre alla sua lingua madre, scrive anche in italiano. Ha pubblicato la silloge bilingue Solo brevi domande esiliate (Fara Editore 2015), Dimentica chi sono (Fara Editore 2018) e l'ultima raccolta Il leggero transito delle parole (Macabor Editore 2023). In fase di pubblicazione la silloge "Uomini con la coda", GCL edizioni (finalista e vincitrice al Torneo dei Poeti 2025). È presente in varie antologie e festival nazionali e internazionali. Sue poesie sono state tradotte in albanese, russo, spagnolo e francese. Collabora, inoltre con diversi progetti di traduzione professionale e letteraria dall'albanese in italiano e viceversa. Vive e lavora in Calabria come docente di lingue e mediatrice interculturale.
Daniela Dose Daniela Dose, nata a Milano nel 1961, dal molti anni
vive e lavora a Pordenone. Giornalista pubblicista dal 1999, collabora con il
Gazzettino di Pordenone dal 1997, con articoli di cronaca bianca (cultura e
società). Collabora con Radio Voce nel Deserto. Insegnante di ruolo, ha
insegnato lettere e storia all''ISSTE "O.Mattiussi" di Pordenone.
Alcuni anni fa ha invitato a Pordenone (con l'aiuto di tante istituzioni) il
Premio Nobel per la pace, l'iraniana Shirin Ebadi.
Collabora con diverse associazioni culturali e sociali del territorio. Nel 1999
ha ideato il progetto di lettura di fiabe ad alta voce "Matilda: mi
racconti una storia?", rivolto ai bambini e ai loro genitori. Ha
pubblicato libri di fiabe, saggi e poesie.
Fernanda Ferraresso è nata nel 1956 a Padova, dove vive. Laureata in Architettura, si è dedicata principalmente all'insegnamento. Per molti anni è stata docente ordinaria presso il Liceo Artistico di Rovigo, recentemente presso l'Istituto d'arte della sua città. Ha partecipato con testi isolati di poesia a numerose raccolte antologiche curate da Aletti editore. Per quanto riguarda la prosa, ha contribuito alla raccolta Luce e notte, curata da Anna Maria Farabbi e Lucia Gazzino per l'editore Lietocolle. Come co-redattrice pubblica sulla rivista letteraria «VDBD» (Via delle belle donne). Ha pubblicato diverse raccolte di poesie, tra cui: Migratorie non sono le vie degli uccelli (2009), Voci oltre e altre cose storte (2015), Un vaporetto a fiati (2017), Alfabeti segreti (2018), Cartoline dalla casa del tempo (2021),
Cheikh Tidiane Gaye, nato in Senegal, naturalizzato italiano, docente liceale a Milano in Scienze umane e Filosofia, è Cavaliere delle Arti e delle Lettere della Repubblica Francese e candidato al Premio Nobel per la Pace 2025. Fu il primo africano a tradurre Senghor in italiano. Romanziere, saggista e poeta, è autore di diverse opere e alcune sono oggetto di studi universitari. Le sue opere poetiche sono: Il canto del Djali (2007), Ode nascente – Ode naissante, opera bilingue italiano-francese, (2009) Curve alfabetiche, (2011), Rime abbracciate – L'étreinte des rimes, opera bilingue (2012), Il sangue delle parole, (2018), Ma terre mon sang, (2018), Ombra, (2022). Les litanies du cœur (2023) Alcune delle sue poesie sono tradotte in inglese, rumeno, tedesco, serbo e albanese. Ha pubblicato con JacaBook, il romanzo best-seller Prendi quello che vuoi ma lasciami la mia pelle nera con la prefazione dell'ex-sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Poeta presente in varie antologie, giurato in diversi premi letterari, ha ottenuto importanti riconoscimenti letterari in Italia e in Europa. È presente sulla scena culturale italiana e internazionale attraverso numerosi reading di poesia. Iniziatore e fondatore del Premio Internazionale di Poesia Sulle orme di Léopold Sédar Senghor, del Premio Letterario di Poesia e Narrativa Città di Arcore, è stato eletto membro a pieno titolo in varie accademie. È Presidente dell'Accademia Internazionale Léopold Sédar Senghor.
Ilaria Giovinazzo, nata a Roma nel 1979. Laureata in Lettere con tesi in Storia delle Religioni. Arteterapeuta plastico figurativa e docente di Lettere e Storia dell'arte nelle scuole superiori. Ha pubblicato i seguenti romanzi Anime perdute (Effedue, 2001), Non posso lasciarti andar via (Prospettiva, 2005), Donne del destino (Besa, 2007) e le raccolte poetiche Come un fiore di loto (Ensemble, 2020), La simmetria dei corpi (Ensemble, 2021, con la prefazione della poetessa siriana Maram al-Masri), La religione della bellezza (PeQuod, 2023). Nel 2022 ha pubblicato anche il libro illustrato per bambini Life. 10 cose importanti (Fuorilinea) e nel 2023 ha curato la plaquette, edita da Ensemble, dell'evento Sinfonie Poetiche. Concerto per corde e fiati da lei ideato e diretto. Ha tradotto dall'inglese le poesie della mistica kashmira Lal Ded nel volume Pura Luce. Canti mistici del tantrismo kashmiro (Jouvence 2024). Sue poesie sono state pubblicate su antologie, riviste specializzate e blog letterari (De sur a sur, Atelier, Metaphorica, Transiti Poetici, Formafluens, Inverso Giornale di Poesia, La Bottega della Poesia de La Repubblica, Centro Cultural Tina Modotti). Ha ricevuto premi, segnalazioni e menzioni d'onore a diversi concorsi, tra cui il Premio Internazionale di poesia inedita Ossi di seppia, il Premio L'Arte in versi e il Premio Lorenzo Montano. Sue poesie sono state tradotte in inglese, spagnolo, serbo croato, arabo e bengali. È attivista per i diritti umani. Vive e lavora tra le colline sabine.
Carmela Ippolito, nata ad Amendolara il 23/04/1957 è residente a Trebisacce, ridente cittadina sul mare. Ama da sempre scrivere ed esprimere in poesia emozioni e stati d'animo. Nel tempo ha partecipato ad alcuni concorsi di poesie, poi pubblicate nelle collane edite da Aletti, Meta e Bertone.
Rosalba Le Favi docente di Scuola Primaria, poetessa-scrittrice, giornalista pubblicista, pittrice, attrice e cantautrice. Dal 1996 collabora con il quotidiano La Voce di Mantova. Premiata e segnalata come poetessa in vari premi letterari a livello nazionale è inserita anche in diverse antologie. Ha pubblicato le sillogi: E l'alba è lontana, L'Autore Libri Firenze 1995; Epoché – Sospensione dell'assenso, Editoriale Sometti 2005; Viandanti universi in...versi, Ed. La luna e sei soldi 2010; Grandi farfalle, Gilgamesh 2011; Rêverie, New Press Edizioni 2018; e due storie illustrate per bambini: Il mondo si colora con te, Puntoacapo 2017; Le Ali della Fantasia, C.A.SA. Edizioni 2023. Da gennaio 2018 è Direttore Responsabile della rivista EchiLiberi ed EchiDonna, periodico di infor mazione indipendente di Busto Arsizio e Saronno. Insignita del Premio alla Carriera (2022) a Milano nelConcorso Internazionale Vivi la realtà. Ha ricevuto il TalentGold Montichiari 2023 (Brescia-Lombardia-Italy) per essersi distinta con i propri talenti nel settore: Cultura Letteraria e Giornalistica. Vive a Casalromano (MN).
Maria Lenti è nata e vive in Urbino. Docente di lettere, quindi deputata di Rifondazione Comunista dal 1996 al 2001, giornalista pubblicista, scrittrice e poeta. Tra le sue pubblicazioni: racconti (Giardini d'aria, 2011; Certe piccole lune, 2017; Apologhi in fotofinish, 2023); saggi (Effetto giorno, 2012; In vino levitas. Poeti latini e vino, 2014; Cartografie neodialettali. Poeti di Romagna e d'altri luoghi, 2014), poesie (Un altro tempo, 1972; Albero e foglia, 1982; Sinopia per appunti, 1997; Versi alfabetici, 2004; Il gatto nell'armadio, 2005; Cambio di luci, 2009), Ai piedi del faro, 2016; Elena, Ecuba e le altre, 2019; Arcorass Rincuorarsi, 2020; Segn e artaj Segni e ritagli, 2024; plaquettes d'arte.
Loretta Liberati (Roma) fa parte del gruppo "La Poetanza", partecipa a social reading e a eventi culturali. Ha collaborato all'opera collettiva La nave di Amleto (Progetto Cultura 2023). Vivremo tutto il resto (Ensemble 2023) è la sua prima raccolta poetica.
Ivan Lisanti ha vissuto la Palestina dalla seconda Intifada al covid con progetti di cooperazione sportiva a Gerusalemme, Shu'afat, Betlemme, Aida, Hebron, Fawwar, Abu Gosh, Lod, con diverse ONG, sempre gratuitamente. In Italia da venti anni racconta le sue esperienze nelle scuole. Ha scritto le sue prime poesie sulla Palestina in occasione dei funerali di Arafat a Ramallah, ai quali era presente nel 2004. Co-fondatore nel 2023 di Sciami d'Azione Poetica (SAP), gruppo di poeti che leggono poesie e testimonianze della Resistenza palestinese nelle piazze della Provincia di Bologna.
Maria Francesca Lucanto, sociologa, tarologa, femminista, cittadina globale, laica orante, è nata nel 1954 a Pedace, ora borgo del Comune Casali del Manco in provincia di Cosenza. Vive tra Spezzano Sila (CS) e Casali del Manco (CS). E' presidente dell'Associazione Biblioteca delle donne Fata Morgana, che ha la finalità di dare voce e corpo alle donne dei Sud e del Mediterraneo. E' coautrice del libro "L'Ecofemminismo in Italia: le radici di una rivoluzione necessaria" pubblicato nel 2017 dalla Casa Editrice Il Poligrafo di Torino. Il suo primo libro di poesie, "Diario di pellegrina", pubblicato da "La Dea Editori" di Camigliatello Silano (CS), nel mese di luglio 2019, con la prefazione di Dante Maffia, contiene quattro raccolte: Tra la terra e il cielo, Ciò che mi resta, Desidero piccole cose, Potevano esserci anche gli angeli.La sua più recente silloge di poesie è "Nuda povertà", pubblicata dalla casa Editrice Ilfilorosso di Rogliano (CS) nel mese di settembre 2020. E' in via di pubblicazione la sua sesta silloge di poesie "Ritmica del dolore" con la casa editrice Leonida di Reggio Calabria.
Dante Maffia, nato in un piccolo paese della Calabria, sul mar Jonio, si è laureato a Roma in Lettere, ha insegnato in varie scuole, ha viaggiato molto invitato dalle Università americane, africane, giapponesi ed europee, ha creduto e crede che la poesia sia ancora in grado di dare senso alla vita perchè "offre il divenire della conoscenza e la consapevolezza di esistere". Ha pubblicato moltissimi volumi di poesia, dopo II Leone non mangia l'erba avallato da Aldo Palazzeschi, e tantissimi romanzi, importanti saggi critici e opere teatrali.
Francesco Siciliano Mangone è nato e vive a Trebisacce, cittadina sullo Jonio cosentino. Nel tempo ha pubblicato sillogi di poesie; un saggio di critica letteraria; un testo teatrale. Romanzi: Schnellboot S-57, 2009; Jonion, 2011; 1961, le vacche di Fanfani, 2012; Misura Minore, 2016; Il maestro illecito 2017; La spazzola dell'ingegnere, 2019, Con Pungitopo editrice-Gioiosa Marea, raccolte di poesie: Partizione -del visibile del dicibile- 2021; Il silenzio della terra, 2021; Riscritture, 2022; Ellissi di Urano, 2024; Il giardino del padre, 2025.
Patrizia Martini, docente di Scuola primaria in quiescenza, è stata per dieci anni Assessore a Cultura e Istruzione del Comune di Pombia (NO), ove risiede. Ama scrivere e cimentarsi con più generi letterari. E' fondatrice e regista de "La Compagnia delle Donne", gruppo teatrale dello SPI CGIL Novara e VCO. Ha pubblicato, tra il 2010 e il 2018, il volumetto di narrativa storica "Arduino al Castrum Domini", il romanzo "Jennifer", l'antologia di racconti "Ritratti di donne", la silloge poetica "Immagini di repertorio", la raccolta di novelle "I pulli e le rondini". E' del 2020 la silloge "Opus incertum" e del 2023 "Castrum receptum", il secondo romanzo storico. Sono del 2025 la silloge "Esercizi di stile" e il racconto "Don't forget" E' risultata finalista e vincitrice in premi letterari per opere di prosa e poesia.
Monica Matticoli, Classe 1969, poetessa e performer, ha pubblicato le raccolte Venti lucenti unghie (Edizioni d'if, insieme a Valentina Tinacci) e L'irripetibile cercare (Oèdipus Edizioni). È autrice dei testi degli album di Miro Sassolini Da qui a domani (Black Fading) e Del mare la distanza (Contempo, Edizioni Materiali Musicali). Ha collaborato agli spettacoli Verso l'inquieto mare notturno: Miro Sassolini canta Dino Campana (regia di Carmine Torchia), Interpretare Zanzotto (regia di Lello Voce e consulenza letteraria di Stefano Dal Bianco), La nebbia sale dalla terra (regia di Paolo Benvegnù e Miro Sassolini).
Orlov, pseudonimo
Roberto Pasquali, nato a Bologna è ideatore dell'archivio multimediale di poesia "La Voce Regina" https://www.lavoceregina.it/. Presente in varie biblioteche comunali e universitarie di Bologna, dalla fine degli anni'80 organizza laboratori di poesia e formazione docenti sulla didattica della poesia nelle scuole di ogni ordine e grado. Curatore di eventi e festival di poesia, ha pubblicato: La Primavera della mano (2002) e La Poesia Nica antologia di poesia nicaraguense" (2008), entrambi con Campanotto Editore. I suoi testi sono stati tradotti in molte lingue e pubblicati su varie riviste italiane e straniere.
Valeria Pritoni è una pensionata di 66 anni, abita in provincia di Bologna. Laureata in Scienze della Formazione, ha insegnato per 42 anni nella scuola primaria. Scrive da sempre ma, da quando lei hanno regalato una fotocamera, dedica molto tempo alle immagini, oltre che alle parole.
Luciana Raggi nata a Sogliano al Rubicone (FC), laureata presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, vive a Roma. Si occupa di promozione alla lettura e alla poesia. Ha pubblicato Sorsi di sole (Poesie) e Un bastimento carico di (Racconti e poesie) nel 2010. Oltremisura Ed. Progetto Cultura nel 2015 e il poemetto in distici S'è seduta Ed. Progetto Cultura nel 2017, la silloge Variazioni minime nel 2020. Ha curato At vlèm bèn, zirudèli in dialetto romagnolo di Decio Raggi, l'antologia Festa della Poesia a Sogliano al Rubicone Ed. Progetto Cultura. Ha partecipato a varie rassegne di poesia e a concorsi Letterari ricevendo numerosi riconoscimenti e primi premi. Le sue poesie sono presenti in molte antologie e riviste letterarie.
Alina Rizzi è nata a Erba (CO). Giornalista e scrittrice, si dedica da sempre a valorizzare il mondo femminile, pubblicando libri di poesie, racconti e romanzi. Il primo romanzo è stato Amare Leon, da cui il regista Tinto Brass ha tratto il suo ultimo film Monamour. Ha curato tre antologie di poesia e una di prosa femminili e ha vinto, tra gli altri, i premi Città di Lugano, Città di Trieste e Città di Grosseto. Ha partecipato a numerose antologie in prosa e in versi, tra cui quella americana di racconti, Dolce Vita (Running Press, Philadelphia). Ha pubblicato cinque raccolte poetiche, l'ultima Gente che se ne va (Puntoacapo 2020), e in prosa tre raccolte di racconti brevi e cinque romanzi, oltre a numerose plaquette in edizioni di pregio a tiratura limitata per le Edizioni Pulcinoelefante e altri editori. Con lo pseudonimo Alice Says ha pubblicato il libro per bambine Donne oltre il tempo. Si occupa di arte delle donne e ha esposto i propri quadri in quattro mostre personali e molte collettive. Il suo ultimo libro di racconti è intitolato Dell'amore non si sa niente (Calibano Editore, 2022) mentre l'ultimo romanzo è Una vita all'istante (Calibano Editore, 2024).
Serena Rossi nasce a Milano nel 1972. Nel 1999 si laurea in farmacia, da sempre appassionata di arte e letteratura nel tempo vi si dedica completamente. Si forma attivamente con diversi corsi e workshop. Dal 2002 espone in mostre in Italia ed all'estero. Dal 2012 pubblica sue sillogi di poesia e pubblica in diverse antologie. Riceve diversi Premi in Concorsi letterari. Dal 2021 è Redattrice della rivista culturale online Il pensiero mediterraneo. Collabora con riviste italiane e internazionali. Nel 2022 fonda il Concorso letterario e artistico Vivi la realtà dentro e fuori. Le sue poesie sono tradotte in inglese, russo, rumeno e serbo-croato.
Pina Sangineti è nata a Castrovillari (CS), dove vive. Si occupa di linguistica applicata, glottodidattica e ricerca-azione. Presiede l'associazione professionale di insegnanti di lingue straniere Lend di Cosenza. È attiva come traduttrice. Ha pubblicato la raccolta di poesie Il vago sentire. Suoi testi sono apparsi sulla rivista Capoverso, sull'Agenda Ed. E. Pecora Pagine e nella raccolta Autori Vari 2010 di Aletti Editore.
Anna Santoro (Napoli 1945) vive a Roma. Ha pubblicato varie Raccolte di poesie e di racconti e alcuni romanzi, ha portato in giro performances e reading. Come studiosa, dai primi anni Ottanta ha avviato il recupero di scrittrici italiane cancellate dalla memoria.
Antonio Spagnuolo (Napoli 1931), è poeta, critico letterario, saggista, autore di testi teatrali. Fra le sue numerose pubblicazioni, le più recenti sono: Futili arpeggi, La valle del tempo 2024, Più volte sciolto, La valle del tempo 2024, Canzoniere dell'assenza, Kairós 2018, Istanti o frenesie, Punto a capo 2018, Polveri nell'ombra, Oedipus 2019, Ricami dalle frane, Oedipus 2021, Proiezione al crepuscolo, Macabor 2022, Riflessi e velature, La valle del tempo 2023. È citato da A. Asor Rosa nei volumi: Dizionario della letteratura italiana del Novecento e Letteratura italiana (Einaudi). Il suo primo volume ebbe l'avallo nel 1953 di Umberto Saba. Ha dato vita negli anni 70 alla rivista "Prospettive culturali", alla quale hanno collaborato le maggiori firme del tempo. Ha fondato e diretto la collana "L'assedio della poesia", dal 1991 al 2006. Tra gli ultimi riconoscimenti nel 2014, al premio "Camaiore". Nel 2017 riceve il "Lauro d'oro" alla carriera. Nel 2019 è insignito a Roma del "Premio per l'eccellenza", -premio "Silarus 2020", premio "Emily Dickinson 2022", premio "Eccellenza alla cultura" 2022. Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali, inserito in molte antologie, attualmente dirige in rete la rassegna "Poetrydream", (https://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com) particolarmente dedicata alla poesia contemporanea. Presiede la Giuria del premio "L'assedio della poesia 2020". Dirige la collana "Frontiere della poesia contemporanea" per La valle del tempo editrice. Tradotto in arabo, rumeno, inglese, francese, spagnolo, turco, serbo, macedone, greco, cinese, hindi.
Chiara Tabaroni percorre le strade della scrittura, del silenzio e della poesia, sondando connessioni profonde per trovare nutrimento, respiro e ispirazione.Tra i capelli accoglie nidi di bosco e fiori, nel cuore, culla un'isola sperduta nel blu. Cuce un dolore recente per la perdita di un cane custode, vive isolata con sei gatti, quattro galline e un gallo, compagni di una vita selvatica. Ama i passi che procedono nella cura, nell'attenzione dell'umano sentire. Con riconoscenza del tanto e lucente che ha appreso da studi e maestri, conduce una pratica in continua evoluzione che distilla attraverso l'esperienza della vita stessa. Dal 2004 al 2021 è stata fondatrice e presidente dell'Ass. Baba Jaga nella quale ha convogliato esperienza, energie e poetica con proposte per adulti e bambini, tessute con sensibilità e cuore in ascolto. Dal 2011 al 2021 è stata direttrice artistica della casa laboratorio Ca' Colmello, spazio artistico e rurale nel cuore dell'Appennino tosco-romagnolo, dove grazie alla connessione profonda tra arte e natura, sono nati numerosi intrecci, tra cui sette edizioni di un festival speciale, S.I.A. - Sottili Innesti Amorevoli, nel quale sono stati ospiti artisti importanti del panorama italiano che hanno abbracciato la visione di una vicinanza possibile e intensa con lo spazio naturale. Seguendo il filo della meraviglia e della ricerca interiore, tesse incontri sensibili per aprire porte in cui ritrovarsi più interi e vibranti. Scrive lettere dal profumo di mare e di erbe, che cuciono mappe invisibili di cuori in ascolto. Nelle rivoluzioni della vita, annusa l'aria per proseguire il cammino seguendo tracce nuove aderenti al suo battito e come un'erba selvatica è alla ricerca di crepe in cui rifiorire sempre. Vive da quasi tre anni sull'isola selvatica di Alicudi, in una casetta nel blu, in alto tra i voli dei corvi.
Mara Tugnoli abita a Casalecchio di Reno (BO) e scrive poesie. Ha pubblicato tre libri di poesie. È socia di una associazione di Volontariato, casa famiglia Il Piccolo Principe. Le poesie qui presenti sono inedite. Sono per la Palestina, per Gaza, per tutti i bambini.
Antonia Tursi è nata a Castrovillari (CS). Dopo gli studi di Medicina e Chirurgia presso l'università di Firenze e di Psicologia Clinica presso l'università di Urbino, si trasferisce a Bologna, dove attualmente vive e lavora. Ha pubblicato le raccolte: Poesie (2002) e Sulla soglia (2011), entrambe edite presso Nuova Grafica Fiorentina, nonché la raccolta L'uomo dell'isola (2022), presso Grafosud. Le sue poesie compaiono anche nelle antologie: Poesia dell'Alto Jonio (2004), Echi di memorie (2006), Fiori d'inverno (2020), Rifrazioni rotazioniste (2023), Per te Virgo Maria (2023).
Marilena Valli speudonomo
Paolo Vandini, psicologo e formatore vive e lavora a Bologna dove si occupa di comunicazione, negoziazione e gestione dei conflitti. A questa attività professionale ha sempre affiancato l'interesse per la pittura e la poesia. Negli anni '80 vince alcuni importanti premi di poesia tra cui il primo premio "Città di Bologna". Ha pubblicato alcune raccolte da Così per caso a Frammenti e popcorn a Non superare le dosi consigliate.
Si rigrazia l'associazione di base di Trebisacce di ACTION AID
[1]Libro di Franco Fortini, I cani del Sinai, De Donato editore, Bari, 1967.
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